Martedì 5 giugno 2007

Anche ieri sera il vino Bagizagan viene offerto dal nostro tour operator e sembra che i camerieri non ce ne vogliano servire un secondo bicchiere, ritenendo di dover limitare ad un bicchiere la quantità per ognuno. Dopo averne richiesto ancora per più di una volta, mi sono alzato in piedi per chiederlo a Massimo ed ecco che attorno al nostro tavolo si sono precipitati, pronti ad accontentarci, tutti i camerieri presenti in sala, ciascuno con in mano una bottiglia. Questa mattina, per prendermi in giro, il cameriere che mi versa il caffè mi chiede sorridendo: "Vino?"
Alle 8,30 si parte. Durante la colazione Flora ci ha consigliato di preparare dei panini per il viaggio. Teme che il pranzo nel deserto non riesca a soddisfarci e si preoccupa che ognuno di noi abbia abbastanza cibo per sfamarsi.
Prima di uscire dalla città ci fermiamo per ammirare dall'esterno il Chor Minor, la moschea dai quattro minareti.

Il pullman non può passare lungo le stradine che portano alla piazza antistante il monumento.

Scendiamo e seguiamo Flora lungo un dedalo di viuzze sino ad arrivare alla nostra meta. La piazza è pulitissima anche dove c'è solo la terra battuta qualcuno ha spazzato. Il monumento, curioso nelle sue forme è un vero gioiello ed il sole del mattino lo illumina perfettamente dando profondità all'insieme con i quattro minareti che terminano con cupole azzurre e somigliano a quattro grandi fiammiferi.

Ci aspetta un lungo tragitto e non possiamo vedere l'interno della costruzione. Flora afferma che non ne vale la pena, ma crediamo che il vero motivo sia perché all'interno ora c'è un bazar di stoffe e tappeti e tutti assieme riusciremmo ad attardarci ben oltre il tempo consentito: 47 contrattazioni richiederebbero mezza mattinata.

Imbocchiamo la strada che ci porta verso nord ovest. Ai nostri fianchi scorrono campi irrigati con frumento, girasoli, cotone e frutteti.
Il mezzo di trasporto più usato nelle campagne sembra essere ancora l'asino. Tanti sono quelli che abbiamo visto attaccati ad un carretto, cavalcati o intenti a brucare.
Il traffico è quasi inesistente. Percorsi circa quaranta chilometri l'irrigazione finisce ed il paesaggio cambia bruscamente: inizia il deserto, con sabbia color ocra e radi arbusti alti poco più di un metro.
Questa mattina Betta si è lanciata verso il pullman con lo scatto di un centometrista e siamo seduti nelle prime file. Ci accorgiamo che l'aria condizionata del pullman funziona veramente. Tutti i compagni di viaggio che siedono attorno a noi si coprono con golfini e cappelli.
Man mano che avanziamo il colore degli arbusti cambia passando poco a poco dal verde al marrone.
Sul lato sinistro lungo la strada una serie di piccole siepi basse di canne piantate nel terreno proteggono la strada dalla sabbia del deserto.
Alle 12 ci fermiamo per il pranzo in uno dei pochi punti di ristoro. Ci sediamo all'aperto sotto un pergolato di stuoie e pranziamo con pane, formaggio e spiedini arrostiti su un braciere posto di fianco a noi.
Beviamo vodka con sale. Un cane sta davanti al locale e scodinzola fissandoci con uno sguardo implorante. Quando qualcuno gli lancia un boccone lo afferra e lo sotterra in un'aiuola. Finita l'operazione si accuccia e non abbandona più la sua dispensa. Poco dopo le 13 riprendiamo il viaggio. Il paesaggio non cambia. Migliora leggermente la strada che stanno allargando e riasfaltando. Quando incontriamo un tratto finito sembra un sogno, mentre là dove i lavori sono in corso, passare non è agevole.
Il cielo è velato e la temperatura non è torrida, rinfrescata da una leggera brezza. L'umidità è scarsa.

La strada prosegue rettilinea con continui saliscendi seguendo il terreno leggermente ondulato. Incontriamo il fiume e ci fermiamo in un punto di ristoro. La toilette c'é, separata dalla costruzione principale ma è chiusa. Se anche non lo fosse Flora dice che sarebbe impraticabile per noi per come è fatta.
Dentro alla sala principale del locale si trova una fontana senz'acqua ed una vasca lungo la vetrata che in origine doveva avere funzioni decorative. Oggi il locale ha minori pretese. Le rondini volano dentro la stanza e nidificano lungo il cornicione dei muri e nella vasca è stata impiantata una rudimentale idrocoltura di ortaggi.
Incontriamo la ferrovia e percorriamo la strada che le passa a fianco, sino ad arrivare ad un grande ponte in ferro. Agli accessi sui due lati si trovano posti di blocco ed in prossimità dell'imbocco un altro stop semaforico per il senso unico alternato. Non solo per alternare camion ed auto nei due sensi ma anche la ferrovia che lo attraversa.

Alle 17 arriviamo alla città di Kasaras che si trova ad una cinquantina di chilometri dalla nostra meta e ci fermiamo al cimitero degli Zoroastri. Le salme vengono inumate sopra al terreno e ricoperte da un tumulo in argilla e paglia di forma rettangolare col tetto ad arco. Attraversiamo Boicot. Lungo la strada del paese scorgiamo molte pattuglie di polizia. Due stanno controllando la velocità dei mezzi in transito con un autovelox.

Visto lo scarso numero dei veicoli, sembra che ci siano più controllori che controllati.
Alle 18 arriviamo all'Horazm Palace Hotel di Urgench. Un albergo a due piani senza ascensore, moderno ma freddo. Un quadrilatero con un cortile ed al centro una piscina circolare. Le camere spartane sono ampie e spaziose
Una doccia ed una breve passeggiata attorno all'isolato dell'hotel. Il paese non ha nessuna particolare attrattiva. Poche costruzioni in stile sovietico si affacciano su strade larghe che si intersecano perpendicolarmente.
Domani sveglia alle 7,30. Alle nove si parte con i bagagli.

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