Mercoledì 6 giugno 2007.

Alle 9 partiamo per Kiva che dista solamente 25 chilometri. Il cielo è coperto e minaccia pioggia.
Lungo tutto il percorso corre la linea del filobus che collega le due città ogni due ore.
Scendiamo all'hotel Malinka, che si trova proprio di fronte ad una delle porte di ingresso della città, dove ci verranno serviti pranzo e cena.

Entrati nella città, dopo aver pagato un balzello di 5000 sum per fare le foto, visitiamo sulla destra la moschea delle 210 colonne. All'interno un'enorme sala con un soffitto retto da colonne lignee con due aperture che garantiscono l'illuminazione, ora coperte da vetrate per non far entrare gli uccelli.

Quando usciamo comincia a cadere qualche goccia. Apriamo gli ombrelli ed indossiamo le giacche impermeabili, ma per poco.

Facciamo la seconda visita al mausoleo del santo. Passato il cortile dobbiamo toglierci le scarpe per entrare nella sala della preghiera, in quella accanto una grata consente di osservare la tomba. Tutto l'interno è ricoperto di maioliche. Man mano entrano i fedeli per le offerte e le preghiere, una famiglia accompagna un bimbo che è stato circonciso. Indossa un mantello ed un cappello neri con bordi dorati. Una donna in stato interessante si inginocchia davanti alla tomba. I fedeli sopportano la nostra presenza e sembrano più tolleranti di noi nei confronti dei turisti.
Entriamo nel primo cortile della fortezza.

Sotto un alto porticato retto da due colonne di legno, l'emiro concedeva udienza ed amministrava la giustizia. L'interno del cortile è ricoperto di maioliche bianche, azzurre e blu con disegni geometrici e la rappresentazione stilizzata del melograno e del peperoncino. Usciamo dal primo cortile e girato l'angolo entriamo nel secondo, più ampio e di forma rettangolare.

Da un lato cinque porticati alti due piani, dall'altro altri porticati posti al piano superiore che si raggiungono per mezzo di scale a chiocciola. Nel primo porticato sulla sinistra stava l'emiro, nei quattro successivi le mogli ed in quelli di fronte più piccoli le concubine.

Torniamo indietro di poche decine di metri ed entriamo nel Caravan serraglio che si trova a cavallo delle mura dalla parte opposta a quella da cui siamo entrati. L'edificio ha due portoni: uno verso la città l'altro verso l'esterno.
Un largo corridoio collega i due ingressi ed a metà sulla sinistra si trova il cortile, ora coperto, dove trovavano posto gli animali. Tutt'attorno le stanze. Adesso vi sono una serie di negozi che formano una specie di grande magazzino. Uscendo dalla porta esterna si trova il mercato all'aperto con stoffe, vecchie ferraglie e derrate commestibili.
Siamo liberi di girare. L'appuntamento è per le 12,30 all'albergo per il pranzo.

Alle 14 torniamo in città. Questa volta giriamo subito a sinistra e ci troviamo di fronte alla vecchia fortezza. Passiamo attraverso vari cortili e saliamo la scala che porta sulle terrazze che dominano la città. I gradini, anche se sono meno, sembrano persino più alti di quelli del minareto di Bukara.

Peccato che il cielo sia coperto e i colori senza il sole appaiono spenti, ma lo spettacolo è comunque grandioso.

Dopo essere scesi Flora ci porta in un laboratorio di oggetti di legno. Servendosi solamente di una sega manovrata da due persone, con tavolette di olmo i falegnami ricavano leggii ad incastro. Volendo è possibile acquistare porte scolpite. Basta dare le misure e i manufatti ci verranno recapitati al nostro indirizzo.

Una divertente dimostrazione impegna alcuni di noi nel manovrare la sega a quattro mani. Ognuno prosegue la visita per proprio conto lungo le strade e dentro gli innumerevoli negozietti. Poi improvvisamente alle cinque il paese chiude. Quasi d'incanto tutto sparisce e la città si vuota. Quando rientriamo in albergo le strade sono deserte.

Cena alle 18,30 poi saliamo sul pullman per raggiungere l'aeroporto. Salutiamo i nostri autisti e cominciamo a fare la fila per il check-in.

Pensavamo che per un volo interno non ci fosse molta gente, ma altri gruppi di turisti vengono imbarcati e la fila è lunghissima. Le operazioni vengono svolte collettivamente e riusciamo a passare più presto del previsto.

Un'altra attesa per l'imbarco e poi finalmente alle 21,30 saliamo sull'aereo un Tupolev 154/6. Alle 22,45 siamo già a Taskent.

Scendiamo e ci portano in una piccola sala con uno scivolo a rulli. Arrivano i camion con le valige accatastate sui cassoni. Gli addetti le scaricano e le spingono a mano verso di noi. Riusciamo tutti a recuperare velocemente i bagagli salire velocemente in pullman e raggiungere l'hotel Internazionale dove abbiamo pernottato la sera del nostro arrivo. A mezzanotte abbiamo già le chiavi delle stanze e possiamo andare finalmente a dormire. Ma per poco, la sveglia suona alle due. Pochi minuti per portare nella hall le valige e ci sediamo per fare colazione. Rimaniamo meravigliati nel vedere che a quest'ora ci sia un servizio di colazione con bevande calde.
Di nuovo in pullman per tornare in aeroporto. Cominciamo a fare la fila per il check-in. Alcuni di noi si sentono proporre un posto in business class con l'aggiunta di una piccola mancia. L'aereo è pieno ed alcuni dei passeggeri devono essere sistemati nelle classi superiori. L'addetto alle prenotazioni offre i posti dopo aver scrutato i soggetti, ma non sempre ci piglia. Noi non vinciamo la lotteria del posto più comodo ma in compenso Massimo mi sceglie per affidarmi l'incarico di far passare il gruppo al controllo dei passaporti. Il visto è collettivo e dobbiamo presentarci allo sportello tutti assieme. Passiamo un primo controllo dei bagagli dove un addetto ritira le due declaration card: la copia di quella fatta all'arrivo e quella compilata adesso, che stiamo uscendo dal paese. E' qui che avviene il controllo della merce contenuta nei bagagli. Infatti se il bagaglio a mano contiene qualche cosa di valore acquistato in Uzbekistan, bisogna pagare un sovrapprezzo doganale.
Cerchiamo di passare uniti al controllo dei passaporti ed occupiamo un passaggio difendendolo dai tentativi di intrusione degli altri passeggeri. Pur cercando di essere rapida nei controlli l'addetta impiega quasi un'ora e quando l'ultimo di noi è passato le operazioni di imbarco sono già cominciate.
Un nuovo controllo ai raggi X per la sicurezza e finalmente riusciamo a salire sul pullman che ci porta a bordo. L'aereo è stracolmo. A noi che avevamo chiesto almeno un posto di corridoio sono stati assegnati i due posti centrali del gruppo di mezzo dei sedili formato da quattro file. Più volte nei vari viaggi che ho fatto, ad una richiesta specifica l'addetto ha fatto esattamente il contrario. Sembra che tutti lo facciano apposta. Alle 5,30 partiamo e dopo meno di un'ora ci viene servito un pranzo completo. Per le compagnie aeree l'ora di partenza non conta. I pasti vengono serviti a prescindere dall'orario. Ci attendono sette ore di volo.
Preparo il messaggio da inviare a Massimo al nostro arrivo a Roma:
"Operazione cane da pastore perfettamente riuscita. 47 pecorelle rientrate all'ovile. Saluti Giovanni Bertini."

Torna alla pagina iniziale del diario