Venerdì 14 ottobre 2005

Monastir-Cartagine-Tunisi (Km. 181)

Alle sei, già pronti, scendiamo per la colazione. Le brioches sono morbide e fragranti. Consumiamo la migliore colazione di tutto il viaggio. Facciamo una breve passeggiata sulla spiaggia. Il tempo che ieri al nord é stato disturbato da qualche temporale si é rimesso al bello ed il mare calmo sembra un lago. Lungo la riva gli ombrelloni di paglia formano un curioso disegno di ombre sulla sabbia. Alle 7,30 caricati i bagagli sul pullman, partiamo.

Abdel é l'autista che ci accompagnerà sino alla fine del nostro viaggio. Handa ha cambiato il programma ed ha aggiunto una visita non prevista. Ci porta nel centro di Monastir. Siamo felici di poter fotografare i bei monumenti che abbiamo visto ieri sera. Betta ed Adele corrono come leprotti per non perdere nessun possibile punto di vista. Prima delle otto e mezzo partiamo diretti a Tunisi.

Costeggiamo il mare ed a fianco della strada scorrono ancora campi di ulivi. Alle 10,30 siamo in città. L'attraversiamo diretti al museo del Bardo che conserva la più grande collezione di mosaici romani. Rimaniamo stupiti per la bellezza dei disegni e la grandiosità del palazzo. Luisa spiega così l'origine dei mosaici: "Nell'antichità il passatempo in voga era la composizione di disegni con tessere, un antico puzzle. Poi un romano, stanco di disfare il disegno una volta terminato, ha avuto una premonizione: fra duemila anni frotte di turisti verranno a portare denaro per vederli. Legate le tessere con calce, ha inventato una nuova decorazione. Finita la visita guidata precisa ed interessante di Hamda, ci aggiriamo per la sale. Uno degli inservienti attira la nostra attenzione e con fare circospetto ci fa intendere che ci farà vedere qualche cosa di speciale. Apre una finestra e ci mostra un piccolo cortile interno che non ha nulla di speciale. Mi ritiro dopo pochi attimi e mi chiede come mai non abbia fotografato quella meraviglia. Anziché dirgli che non valeva la pena, cerco di spiegargli che il cortile da quel punto di vista é controluce. Senza indugio ci porta alla finestra opposta, me la apre e riporta Betta in quella di prima così che io possa fotografarla affacciata sul cortile. Certo che di inventiva questi tunisini ne hanno: allestire su due piedi un business così non era facile. A mezzogiorno usciamo dall'edificio. Il sole é alto sopra le nostre teste e fa caldo. Ci dirigiamo a Cartagine. Prima fermata al Topet, santuario fenicio a cielo aperto destinato alla sepoltura dei bambini. Una serie di steli di pietra calcarea sono disposte davanti ad un piccolo tunnel con due aperture che consentono di entrare a visitarlo. La luce del sole entra da un'altra apertura che si trova nella volta ed illumina l'interno del cunicolo in modo particolare, sollecitando la curiosità di chi fra noi scatta fotografie. Un breve tragitto e ci fermiamo davanti ad uno dei due vecchi porti di Cartagine. Quello commerciale a forma quadrata, questo a forma anulare era riservato alle navi da guerra. Alcuni ragazzi stanno cercando di pescare con una rete circolare a lancio. La collina sovrastante é dominata dalla ex cattedrale St. Louis e costellata di ville con splendidi giardini. Le terme di Antonino durante il mese del Ramadan chiudono alle 15, per cui, se non le visitiamo subito rimandando il pranzo, non riusciremo ad entrare. Nessuno ha il coraggio di dire: "No, io voglio prima mangiare!" e così ci dirigiamo all'ingresso. Sono quasi le quattordici e non pranzeremo prima di un'ora. Per l'amore dei monumenti archeologici oggi accettiamo di fare un minidigiuno. Nei giorni passati Mohamed ci aveva provato ora anche Hamda cerca di convincerci a seguire la pratica del Ramadan? Entriamo nel parco archeologico. A fianco c'é la nuova residenza presidenziale, protetta da un alto muro bianco. E' vietato fotografare in direzione della villa, ma é molto difficile fare foto senza inquadrare il fatidico muro che si trova nel lato nord del parco. Una breve introduzione, poi passiamo attraverso i resti degli ambienti di servizio posti un tempo nel sottosuolo. Alle quindici arriviamo a Gammarth all'hotel La Tour Blanche. Pranzo a buffet e alle 15,30 ci fermiamo a fianco della piscina vuota dell'albergo, davanti al mare per riposare mezz'ora. Saliti in pullman passiamo accanto alla vecchia villa presidenziale, anche questa in una posizione magnifica e contornata da un immenso e rigoglioso giardino. "Adesso avete capito perché ho deciso di diventare presidente. Verrete per eleggermi?" dice scherzando Hamda suscitando la nostra ilarità.

La tappa successiva ci porta a Sidi Bou Said, un quartiere posto sulla sommità di una collina prospiciente il mare. Le case con giardini rigogliosi pieni di buganville, dai muri bianchi ed imposte azzurre formano un insieme armonioso e spettacolare. Quando i locali stanno per chiudere entriamo nel Café des Nattes per assaggiare il té ai pinoli. Alle 17,30 assistiamo all'ultimo tramonto in terra africana del nostro viaggio, di fianco al pullman in attesa di partire. Passato l'aeroporto arriviamo all'hotel Sol Phebus che si trova, come quello in cui abbiamo pranzato nei pressi di Gammarth fra il lago salato ed il mare.

Non é quello previsto. I partecipanti del turno precedente hanno dato una valutazione negativa così é stato cambiato. Si trova in capo al mondo in una zona isolata. Anche qui alcuni di noi trovano le lenzuola usate come a Sousse ed il bufet é misero e poco assortito. Se questo é migliore non riusciamo a immaginare come fosse l'altro. Anche qui dobbiamo fare il solito compitino riempiendo la scheda con i nostri dati. Dopo cena alcuni di noi raggiungono Tunisi o il centro della località in cui ci troviamo in taxi. In otto decidiamo di fare quattro passi verso la parte illuminata della strada. Dopo una mezz'ora di cammino facciamo dietro front. Procediamo a coppie chiacchierando del più e del meno. Quattro signore allungano leggermente il passo e si distanziano dagli altri. Prima del nostro albergo c'é il Resort Hotel. Sempre un quattro stelle ma dall'aspetto più pretenzioso. Vediamo le quatto signore avvicinarsi all'ingresso ed entrare. "Vorranno vedere come é fatto" dice Paola. "No. Vedrai che si sono sbagliate!" Solo dentro la hall più maestosa ed accogliente, si sono accorte dell'errore e davanti agli occhi degli inservienti sbigottiti hanno girato i tacchi e sono uscite. "All'ingresso -ci ha raccontato una di loro- quando ho visto il mosaico per terra ho pensato: ma guarda, oggi pomeriggio non mi sono accorta che ci fosse!"

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