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Sabato 8 luglio 2006

Il programma della giornata prevede la visita del Monastero di San Sergio e della Santissima Trinità a Serghiejev Posad (ex Zargorsk). La città dista una settantina di chilometri da Mosca, proseguendo lungo la strada dove si trova il nostro hotel, lungo quello che viene definito l'anello d'oro, una serie di città monumentali attorno a Mosca poste tutte alla medesima distanza dalla capitale. La settimana lavorativa è finita ed il traffico è inferiore a quello degli altri giorni. Qualche nuvola vela il cielo e la temperatura è in aumento. Passata l'ultima città dei sobborghi della capitale, la strada si snoda fra prati e boschi attraverso la pianura. Percorriamo l'autostrada che da Mosca raggiunge Yaroslavl. Le betulle si alternano ai pini e agli abeti. In poco più di un'ora siamo a destinazione. Il pullman ci lascia davanti al complesso monumentale.

I pellegrini si mescolano ai gruppi dei turisti che avanzano a sciami ognuno preceduto dalla propria guida. Anche qui dobbiamo pagare il biglietto per l'uso della macchina fotografica e della cinepresa. Il prezzo è di 150 rubli. Dopo quella dell'acqua minerale in molti luoghi è stata istituita questa nuova forma di tassazione per il turista.

Passiamo lungo un sottopassaggio con le banchi dei negozi di souvenir per la maggior parte ancora vuoti. Ci fermiamo all'ingresso per attendere la guida locale parlante russo che si chiama Tatiana.

Inizia a spiegare parlando per pochi secondi e Dimitri traduce parlando per più di un minuto. La pantomima si ripete due o più volte, poi con una scusa Tatiana si allontana e quando ritorna si mette in coda al gruppo, mentre Dimitri finalmente continua senza interruzioni. Entriamo nel refettorio del convento dopo essere passati nell'atrio. Nel fondo della sala si apre la cappella con un'iconostasi che è stata adattata alla parete dopo essere stata portata qui da un'altra chiesa distrutta di Mosca.

Proseguiamo la nostra visita al monastero entrando nelle varie chiese del complesso. Le persone che sono giunte stanno diventando molto numerose ed a fatica entriamo prima nella chiesa dell'Assunzione poi in quella della Trinità.

Nel frattempo le funzioni del sabato proseguono e ci meravigliamo che non venga interrotto il flusso dei turisti.

L'unica cosa che viene interrotta durante le funzioni è la possibilità di fotografare. In ogni cappella c'è qualcuno che canta. L'acustica è così perfetta da far risaltare anche il canto di una sola persona.

A mezzogiorno usciamo e raggiungiamo il pullman in un quarto d'ora per rientrare in albergo. Lungo il tragitto sorgono delle difficoltà per l'organizzazione della attività per il resto della giornata. Nel pomeriggio è prevista la visita del parco di Kolomenskoe che si trova dalla parte opposta della città a 18 chilometri dal centro. In serata alle 20 è prevista una cena "tipica" in un ristorante vicino alla piazza Rossa. Dimitri vorrebbe portarci direttamente a cena senza rientrare in albergo "come da programma". Giorgio insiste per un rientro in hotel. Con un'ostinata calma ognuno sostiene le proprie ragioni senza recedere di un millimetro. Sembra lo scontro fra due titani. Prima parlottano, poi sembra che siano giunti ad un accordo, ma Dimitri stizzito si chiude in un ostentato silenzio, leggendo un libro.

Giungiamo in hotel alle 13,40 l'appuntamento per ripartire alla volta del parco è alle 15. Ci arriviamo in meno di un'ora. Entriamo passando attraverso la porta del Redentore, passeggiamo lungo il viale che si trova nello spazio dove si ergeva il palazzo di Pietro il grande per sbucare dalla parte opposta davanti alla chiesa dell'Ascensione, in restauro e coperta da ponteggi.

Sotto di noi la riva della Moscova. Facciamo un breve giro nel museo etnografico ed un rapido passaggio davanti alle querce secolari del parco. Visitiamo la casa dello zar che lì é stata portata e restaurata nel 1935. Una breve sosta davanti alla chiesa di Nostra Signora di Kazan dove è in corso la funzione, quindi saliamo in pullman per rientrare. Alle 18,15 siamo in albergo e l'appuntamento per andare a cena é fra un'ora e mezza.

"Ma che cosa non abbiamo visto del programma?" "Nulla!" è la risposta. Allora perché Dimitri si preoccupava di non aver tempo per rientrare? Qualcuno non la racconta giusta. Alle 19,45 si riparte diretti al ristorante per la cena tipica. E' sabato sera e si vede: il traffico é molto diminuito. Alle 20,10 siamo già seduti a tavola. Il posto ricavato da una cantina non ci appare particolarmente confortevole. Le volte sono state ricoperte da velluto rosso scuro e il locale risulta cupo. Sulla tavola troviamo già apparecchiati due piatti con un'insalata di pollo nel primo, salmone con pomodori e cetrioli nel secondo. Ci viene servito un bicchiere di vino bianco e quando ne chiediamo ancora Dimitri ci avverte che non ce ne verrà servito più ma possiamo comperarne una bottiglia intera per 2000 rubli (60 euro). Ripieghiamo su una più economica birra. I camerieri sembrano incapaci e maldestri. A quello che mi ritira il piatto che non sono riuscito a finire, sfugge di mano la stoviglia che compie una rotazione di 180 gradi, rovesciando il contenuto sulla tovaglia e sul tovagliolo, che centra perfettamente. Neanche ad un giocoliere sarebbe riuscita una simile manovra calibrata con millimetrica precisione ad un centimetro dai miei pantaloni bianchi. Ci sembrava di aver capito che ci sarebbe stato uno spettacolo ma oltre alla musica di sottofondo, nient'altro. Alle 22,30 siamo di nuovo in albergo. Concludiamo la serata in uno dei bar dell'albergo contornati da giovani ragazze che sedute occhieggiano ai clienti.

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