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Domenica 9 luglio 2006

L'albergo é in fermento già alla prime ore del mattino. Oggi partono 1200 persone. Le valige devono essere pronte in camera alle 7,45.

Alle nove attendiamo Dimitri. Lo vediamo fuori dall'hotel poi sparisce. Raggiungiamo il piano terra dove sono stati portati i bagagli e lì aspettiamo che i facchini si degnino di caricarli sul pullman: non é mai il nostro turno. Dopo parecchie insistenze Giorgio con l'aiuto di due di noi trascina i carrelli all'aperto. Bloccata l'uscita qualcuno ci prende in considerazione e finalmente alle 9,35 partiamo.

E' domenica mattina ed il traffico é ancora più scarso di ieri. In poco più di un quarto d'ora raggiungiamo l'ingresso del Cremlino. Il sole brilla e la temperatura sale velocemente.

I primo impatto con il Palazzo dei Congressi costruito nel 1961 ci lascia perplessi.

La nostra diffidenza aumenta quando Dimitri ci porta davanti al cannone con il calibro più grande del mondo (780 mm), che non ha mai sparato. Poi davanti alla campana più grande del mondo, che si é rotta durante la fusione e non ha mai suonato.

Ci assale il dubbio di essere arrivati in un luogo di scarso interesse, ma dopo aver intravisto le prime cupole ed essere arrivati sul piazzale delle Cattedrali ci ricrediamo. Lo spettacolo é stupendo e l'interno degli edifici é ancora più bello.

Prima visitiamo la chiesa dell'Assunzione. L'iconostasi a cinque livelli é posta, come in tutte le chiese ortodosse, sul lato rivolto ad est. La sequenza cronologica per la lettura dei dipinti avviene dall'alto verso il basso. Al centro é situata la Porta del Paradiso con il ritratto dei quattro evangelisti, la Madonna e l'arcangelo Gabriele. Sulla sinistra della porta di nuovo il ritratto della Madonna ed a destra quello del Cristo con a fianco il santo o l'episodio a cui é dedicata la chiesa. In questo caso l'Assunzione. Sul lato opposto della chiesa é raffigurato il giudizio universale.

Quattro pilastri reggono l'alto soffitto su cui sono poste le cinque cupole. Nella chiesa dell'Arcangelo, che si trova a fianco della prima, l'iconostasi é a quattro livelli. Cinque coristi a brevi intervalli cantano un brano sacro per poi proporre la vendita dei loro compact. Ci dirigiamo all'armeria dove sono conservate le collezioni degli zar.

I vestiti per le incoronazioni delle imperatrici, quelli di Pietro il grande, i suoi stivali che aveva fatto personalmente. Le bardature per i cavalli finemente decorate, le armi (spade ed archibugi) e le corazze di fabbricazione tedesca e quelle di fabbricazione russa, fatte a maglia con anelli intrecciati. Nell'ultimo salone del primo piano sono esposte le carrozze da parata donate ai regnanti. Al piano superiore i gioielli e gli oggetti preziosi regalati dalle delegazioni degli ambasciatori. La visita termina alle 13,30.

Usciti dal Cremlino ci affrettiamo diretti al pullman per andare a pranzare al ristorante Astoria. Nell'attraversare la strada a Raffaella cadono gli occhiali e si infilano in un tombino chiuso da una pesante grata di ferro. La situazione appare disperata ma Pietro e Franco, mostrando una notevole prestanza fisica, sollevano la grata e recuperano gli occhiali. La disperazione sul viso di Raffaella si trasforma in uno splendido sorriso.

Il pranzo é un po' meglio di quello di ieri sera. Anche questo locale sembra lavorare solo per gruppi turistici. La sala vecchia e demodé, decorata con specchi non appare particolarmente accogliente ed il cibo è di scarsa qualità.

Sono da poco passate le quindici e dobbiamo arrivare in aeroporto fra due ore. Le signore si rifiutano di fermarsi qui ad aspettare nella veranda davanti al locale l'ora della partenza, anche perché ci sono cinque sedie per quarantaquattro persone.

Il pullman ci porta nella piazza del mercato ed abbiamo trentacinque minuti per passeggiare ed osservare i moscoviti che trascorrono la calda domenica stesi sui prati davanti al Cremlino o si bagnano nelle fontane.

Arriviamo in aeroporto dal lato dei voli nazionali, opposto a quello dove siamo usciti al nostro arrivo. Entriamo e veniamo subito fermati da una barriera con metal detector per un controllo delle valige e personale. Passato il primo ostacolo aspettiamo in piedi l'apertura delle porte di ingresso per il check-in. Prima di arrivarci veniamo sottoposti ad un secondo controllo. Carichiamo di nuovo le valige sui rulli trasportatori e dopo ci obbligano quasi a spogliarci: togliere giacche, cinture e scarpe. Non mi era ancora capitato di passare scalzo attraverso la barriera del metal detector che non segnala alcunché, ma l'addetta non é contenta e mi passa il rivelatore portatile prima davanti, poi mi invita a voltarmi e controlla la schiena. Meno male che la perquisizione si ferma qui! La sala d'aspetto é squallida, senza una finestra, illuminata da lampade al neon. Ci raggiunge un messaggio di nostra figlia che ci avverte che é caduto un aereo in Russia e ci chiede dove siamo. L'inizio non é male, ma ci conforta la statistica. E' poco probabile che due aerei cadano lo stesso giorno nello stesso paese e mi sembra sia già successo. Quindi partiamo tranquilli. L'aereo, un Tupolev 154M, comincia a rullare e si avvicina alla pista per il decollo. Quando é il nostro turno inizia a piovere ed un tuono annunzia un piccolo diluvio. Aspettiamo venti minuti che la pioggia cessi e decolliamo per San Pietroburgo, quando il sole é già tornato. Atterriamo dopo 55 minuti di volo e all'arrivo ci aspetta Elena, la nostra guida a San Pietroburgo. Oggi la temperatura ha raggiunto i 36 gradi e il rientro in città di chi ha trascorso il fine settimana in campagna é stato posticipato. Il traffico é ancora scorrevole e alle 21,40 siamo già all'hotel Pribaltiyskaya. La maggior parte di noi si precipita a prendere posto davanti ai teleschermi: alle 10 inizia la finale di Italia Francia per il campionato del mondo di calcio. I bar nella hall sono pieni di trepidanti tifosi e la sala del ristorante dell'albergo si anima solo dopo la fine del primo tempo. Alla fine gioia e tripudio generale per tutti. L'Italia vince a dispetto degli ospiti giapponesi che tifavano per la squadra avversaria e del francese che ieri nel monastero di Serghiejev Posad, sentendomi parlare italiano, mi ha messo sotto il naso un biglietto che prevedeva come risultato della partita Francia 2 Italia 0.

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(Foto di Domenico D'Andrea)