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Giovedì 6 luglio 2006

Sono passati più di cinque minuti e la persona davanti all'addetto al controllo dei passaporti non si muove. Io e mia moglie Elisabetta siamo arrivati all'aeroporto di Mosca alle diciassette, ora locale, con il tour proposto dall'Arcal Rai e organizzato dall'agenzia Entour per visitare le città di Mosca e San Pietroburgo. Alle sette siamo partiti dall'aeroporto di Bologna diretti a Roma e da qui, in meno di quattro ore siamo atterrati nella capitale russa con un volo Alitalia.

Ci accompagna Giorgio Covi e siamo in quarantaquattro.

La fila davanti alle tre porte aperte per il controllo dei passaporti dei turisti in transito cresce. Il questionario da compilare per l'ingresso è scritto in cirillico e tutti si accalcano davanti all'unico cartello che traduce le singole voci in inglese. Quando l'ultimo del gruppo riesce ad uscire sono già le 19.

Ci aspetta Dimitri, la nostra guida che ha una folta capigliatura stirata, con un uniforme colore bruno rossiccio, mentre la barba al confronto sembra precocemente incanutita. Parla un italiano perfetto. Saliti sul pullman siamo intrappolati nel traffico. La strada che porta al nostro albergo, pur essendo a quattro corsie per ogni senso di marcia, è intasata e si procede a passo d'uomo. Alle ventuno arriviamo in albergo e prendiamo subito le chiavi della stanza, saliamo un attimo per rinfrescarci e poi tutti al ristorante. La cena è a buffet. L'acqua bollita a disposizione è imbevibile.

Una breve passeggiata fuori dall'albergo Cosmos, costruito dai francesi. Davanti all'ingresso si trova una statua raffigurante De Gaulle, inaugurata nel sessantesimo anniversario della vittoria della seconda guerra mondiale. Alle ventitre, quando c'è ancora la luce del giorno, rientriamo in camera.

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