Giovedì 24 giugno 2010


Ci raggiunge la guida locale Belem che ha studiato a Bologna. Facciamo un giro panoramico lungo il perimetro esterno delle vecchie mura della città ora abbattute. Ne rimane in piedi solo una porta inclusa in due case. Scendiamo al parcheggio dei pullman che si trova dalla parte opposta del centro rispetto alla piazza dove siamo scesi ieri e cominciamo pian piano a dirigerci verso la piazza della Cattedrale. Belem indugia e si ferma più volte dandoci un numero quasi eccessivo di informazioni. Entra nel collegio de Fonseca, prosegue lungo le strade del centro, passa davanti all'Universidad sino a giungere davanti alla chiesa più antica della città con a fianco il mercado de abastos dove ci dà appuntamento alla fontana per le 11. Giungiamo con tre minuti di ritardo ed il gruppo è già partito. Telefoniamo a Massimo che ci viene a prendere e rincorriamo gli altri che sono già entrati nella cattedrale per assistere alla messa del Pellegrino alle 12. Mancano più di 40 minuti ma se si vuole stare a sedere bisogna aspettare senza muoversi.

La chiesa a croce latina ha due transetti lunghi quasi come il braccio centrale dove si trovano due imponenti organi barocchi e la vecchia facciata romanica. Dietro all'altare la tomba del santo che non riusciamo a vedere perché per passarci davanti bisogna fare una lunga fila all'esterno della basilica. Assistiamo alla messa e usciamo per trovarci all'appuntamento per tornare al pullman. Mancano ancora dieci minuti e Betta che non aveva avuto il tempo di vedere bene la chiesa vuole rientrare.

Rifacciamo il giro e pochi minuti prima dell'appuntamento cerchiamo di uscire dalla stessa porta da dove siamo entrati. Impossibile. Le guardie, anche se nessuno sta entrando, ci impediscono di passare e ci indirizzano verso un'altra porta. Quando riusciamo a tornare alla fontana, punto di ritrovo, è esattamente l'ora dell'appuntamento ma la guida si è già incamminata verso il pullman a passo di carica. Ci ha fatto annoiare tutta la mattina ciondolando ed adesso corre! Solo Massimo si è fermato ad aspettarci.

Alle 13,30 pranzo a buffet in albergo. Siamo i soli avventori e le vivande disposte sul tavolo non danno grande possibilità di scelta. (paella, palombo, braciole di maiale, insalata russa e le patate arrosto rimaste ieri sera e riscaldate) Nel pomeriggio Saverio ci accompagna alla Coru?a. La città si trova su un piccolo promontorio che si protende sull'Atlantico.

Prendiamo l'autostrada dell'Atlantico e raggiungiamo la costa, passiamo davanti al porto, prima quello commerciale col terminal dell'oleodotto e poi quello turistico, sino alla cima del promontorio dove si trova la Torre d'Ercole con il faro. L'aria che giunge dall'oceano ci rinfresca mentre il sole picchia sulle nostre teste. L'ultimo suonatore celtico sta suonando tristemente la zampogna. Davanti al faro una rosa dei venti e di fianco al parcheggio una statua di Ramon Conde che ritrae una donna nuda particolarmente obesa.

Facciamo un giro in pullman sul lungomare. Sulla spiaggia molte persone sono sdraiate al sole. Scendiamo vicino alla piazza principale, passiamo davanti alla chiesa di San Jago e dopo aver attraversato un giardino contornato da alti platani entriamo nella chiesa di Santa Maria in Campo.

Torniamo alla piazza Maria Pita contornata su tre lati da palazzi con portici e verande, chiusa sul quarto dal palazzo del municipio costruito nel primo 900. Un angolo della piazza è transennato. Stanno girando la scena di un film. Abbiamo mezz'ora libera. La occupiamo entrando nella chiesa di San Giorgio e passeggiando lungo la via pedonale che fiancheggia il lungomare. Alle 19 cominciamo il viaggio di ritorno e rimaniamo bloccati da una lunga fila che si è formata per un incidente. Giungiamo all'albergo alla 20,15.

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