Domenica, 1 novembre 1998.

Oggi splende il sole, chissà se la Boscolo ci farà pagare un supplemento! I raggi del sole illuminano i colori autunnali. Speriamo che duri sino al nostro arrivo al castello di Chenonceau.

Costeggiamo lo Cher, un affluente della Loira. Purtroppo non dura ed il cielo si copre, però non piove. Il castello é stato costruito da Thomas Bohier, trasformando un mulino fortificato ed é posto a cavallo del fiume. La prima costruzione non comprendeva il ponte e la galleria.

Per l’inaugurazione del castello Boiher che era Intendente delle Finanze del re per la Borgogna dà una grande festa ed invita Francesco I e la sua corte. Diana di Poitier, amante del figlio Enrico II, si innamora del castello.

Dopo la sua morte, Bohier viene accusato di aver sottratto fondi dai tributi ed al figlio viene richiesta la restituzione di una grande somma. Per pagare i debiti dovuti all’accusa, vende al Re il castello ed il figlio lo regala a Diana. Alla Morte di Enrico II, la moglie Caterina dei Medici riprende il castello e lo sceglie come sua dimora estiva.

La rivalità fra Diana e Caterina é evidente nella costruzione. Diana aveva fatto costruire il giardino alla francese sul lato sinistro, Caterina fa costruire un giardino all’italiana su quello destro, Diana aveva fatto costruire un ponte dal castello alla riva opposta, Caterina costruisce una galleria sopra il ponte.

Le sale sono splendide ed arredate con mobilio e arazzi dell’epoca. Gli scorci sul fiume sono suggestivi ed anche se non ci sono i raggi del sole, filtra una luce diffusa che sottolinea le sfumature dei colori autunnali.

Tutto é tenuto con cura e sotto stretta sorveglianza. In ogni stanza una composizione floreale di gusto raffinato riprende i colori prevalenti.

Il pranzo é previsto presso l’Orangerie del castello. La solita insalata mista con mostarda, merluzzo accompagnato da un delizioso sformato a tre colori (carote, patate, spinaci) e poi formaggi. Il dolce gelato, guarnito con decorazioni di chiara d’uovo montata e messo al forno, oltre ad essere bello per la presentazione é anche buono.

Torniamo al Pullman: é arrivato quello che ci deve riportare a Parigi. Salutiamo i compagni di viaggio che proseguono con Piero diretti a Lione per poter rientrare domani a Milano.

Ci rendiamo subito conto del cambio di pullman e di autista: le frenate sono più brusche e la vettura balla ed ondeggia ad ogni correzione dello sterzo.

Ci fermiamo alle porte di Parigi in un’area di servizio. Non riusciamo a comprendere la manovra del nostro autista: prima imbocca la corsia riservata ai camion, poi giunto quasi all’uscita, rientra nel parcheggio a marcia indietro, scarta due auto, accelera e frena di colpo. Il cigolio che emette la vettura é sinistro. "Probabilmente, dice Mario, sa frenare solo a marcia avanti!"

Giungiamo all’hotel Sofitel che é posto alla periferia di Parigi vicino alla Porte de Sèvres a duecento metri da uno dei capolinea del metrò.

Il pullman ci lascia a fianco dell’hotel davanti ad una entrata che ci sembra secondaria. C’é una sala poco accogliente ma soprattutto vuota. Dietro al bancone spicca la scritta Reception, ma non c’é nessuno e non sappiamo come fare. Prendiamo le valige e saliamo al piano superiore.

Non abbiamo sbagliato, dobbiamo aspettare al piano di sotto ove é situata la reception per i gruppi, l’addetta si era solo assentata per un poco.

La migrazione da un piano all’altro di una ventina di persone tutte assieme, con le valige e impazienti di trovare la propria stanza, assomiglia ad un film di Fantozzi.

L’albergo é grande e le stanze confortevoli. La nostra é situata al dodicesimo piano.

Io e la Betta facciamo una veloce puntata in centro per esplorare il cammino da percorrere l’indomani assieme agli altri. Prendiamo la metropolitana e scendiamo in place de la Concorde. Facciamo una breve passeggiata lungo i champs Elisèes. Rientriamo alle 19,30 per la cena.

Mangiare nei ristoranti degli alberghi é normalmente una cosa sconsigliabile. Come primo piatto ci viene servito uno sformato di ricotta e spinaci... gelato!!!

Qualcuno protesta e con un sorriso di degnazione gli viene risposto che deve essere servito così. Dopo aver rischiato un blocco di digestione ci dedichiamo al secondo. Si tratta del solito merluzzo che questa volta ci viene servito con una salsina a base di funghi e guarnito con del riso non condito e secco.

Per fortuna come dessert ci viene dato del cream caramel molto buono che ci viene servito direttamente nelle formine di porcellana senza essere scodellato con lo zucchero caramellato sul fondo del dolce.

Giriamo un poco nei saloni, saliamo al ventitreesimo piano del palazzo con l’ascensore panoramico e poi stappiamo nella nostra camera assieme agli amici la bottiglia di Vouvray comprata a Tour. L’accompagnamo con qualche stuzzichino e brindiamo per festeggiare la fine del nostro viaggio. Domani si torna a casa!

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario