Lunedì 20 marzo 2006

Alle 5,15 tutti in pullman. La frugale colazione, così l'ha definita Daniela, ci appare un poco disorganizzata. Mancavano le posate e le tazze. I posti nella sala non erano sufficienti per tutti e le sedie erano strette, sembravano quelle della bambola barbie. All'aeroporto, piccolo e caotico (i voli per le zone archeologiche sono sempre pieni), formiamo un cordone a difesa dei nostri bagagli. Per il controllo di quelli a mano viene usato il sistema dell'apri e guarda. Ci dirigiamo a piedi all'apparecchio: un Airbus A 319 della compagnia Taca diretti a Flores. Decollo alle 6,45 e dopo 20 minuti di volo l'aereo comincia la discesa. Ci accorgiamo che, oltre ai borseggiatori, alla processione c'erano anche i tagliaborse. Aloisia si accorge che la sua borsa é stata tagliata nel tentativo di rubarne il contenuto. Le cose più importanti ci sono ancora, mancano poche penne, ma la borsetta é distrutta. Alle 7,20 l'aereo atterra ed alle 7,50, recuperati i bagagli, siamo in pullman dove ci attende la nuova guida locale Joele. Poco dopo partiamo per la zona archeologica di Tikal. Alle 8,45 ci fermiamo a Caoba per una sosta alla Tienda Zaida. Il locale ha dei bagni che possiamo usare, ci offre bicchieri di acqua caffè ed una resina che masticata diventa una gomma naturale: il cicle. I prezzi che il negozio pratica per gli oggetti esposti sono ben più cari di quelli che abbiamo trovato negli altri mercati. D'altra parte un servizio va pagato.

Entriamo nel parque national Tikal. La vegetazione è lussureggiante anche se siamo nel periodo secco dell'anno. Alti alberi contornano la strada. Ancora un quarto d'ora di viaggio poi alle 9,45 ci fermiamo al punto dove cominciano i sentieri. Una breve spiegazione sulla zona archeologica che visiteremo davanti ad un plastico preparato nella costruzione di ingresso, fatta in cemento col grande tetto a due spioventi realizzato con pali e foglie di palma. Accanto visitiamo alcune cisterne costruite dai maya per raccogliere l'acqua piovana che sono state ripristinate per far abbeverare durante la notte gli animali che si trovano nel parco, in particolare una cinquantina di coppie di giaguari. Nelle pozze d'acqua alcuni piccoli coccodrilli galleggiano a pelo d'acqua. Iniziamo la marcia di avvicinamento ai monumenti: cominceremo la visita dalla piramide più lontana, la numero quattro, percorrendo una strada più lunga ma con meno salita.

Gli alberi sono enormi, spiccano i grandissimi ceiba che sono per i maya gli alberi delle vita. Gli scorci che man mano si presentano ci affascinano. Ognuno si attarda per fotografare quello che ritiene il più bello, si volta e ne trova un altro, poi ancora un altro. Il cielo é in parte annuvolato ed ogni tanto una nuvola copre il sole che picchia sulle nostre teste, rovinando la bellezza dei colori delle foto, ma dando un piccolo sollievo per la giornata che si preannuncia molto calda.

Giunti alla piramide, lungo una serie di scale in legno saliamo ad un'altezza di 45 metri, dei 75 totali del monumento, sopra alla cima degli alberi da cui spuntano le torri dei templi.

Ci dirigiamo alla torre numero tre. Qui non sono state predisposte delle scale in legno: bisogna usare la scalinata in pietra e l'altezza dei gradini si fa sentire soprattutto a scendere. Non tutti arrivano alla cima.

Arriviamo alla piazza maggiore con uno di fronte all'altro il tempio del gran giaguaro ad est, il tempio delle maschere ad ovest e a nord l'acropoli. Sull'ultimo lato della piazza altre costruzioni, che formavano la parte residenziale della città, conferiscono all'insieme uno spettacolo superbo.

Il luogo é stato scoperto nel 1882. Tagliata la foresta sono apparse le strutture abbandonate nel sesto-settimo secolo d. C.

La città era tutta dipinta. Gli intonaci erano ricoperti di resina d'albero come protezione dalle intemperie. Dopo le spiegazioni di rito abbiamo libertà sino alle 13,30 per curiosare, arrampicarci sui monumenti e fare foto. Torniamo indietro percorrendo il sentiero più breve ma più ripido: in discesa gli scalini che troviamo spezzano le gambe. Abbiamo percorso a piedi circa otto chilometri. Arriviamo all'ingresso alle 14. Pranziamo nel ristorante che si trova nello stesso edificio, dopo un'ora e mezza partiamo. Il raggi del sole arrivano quasi perpendicolari, fa molto caldo e l'impianto di aria condizionata del pullman non riesce a raffreddare l'interno del veicolo, negli ultimi post si boccheggia. Salutiamo la nostra guida che lasciamo all'aeroporto ed alle 17 arriviamo a Flores all'albergo Grand Hotel de la Isla. Il paese si trova su un'isola del lago collegata al paese di Sant'Elena sulla costa da una strada costruita sopra un terrapieno sormontata da un arco in pietra. L'albergo è senza ascensore e faccio fatica a raggiungere il terzo piano. Le porte delle stanze danno su una terrazza infuocata dal sole. La temperatura è mitigata da una brezza che soffia da ovest. Nelle camere non troviamo nulla per appoggiare le valige, non c'è un armadio o un attaccapanni per gli abiti. Purtroppo ho dimenticato due cioccolatini dentro allo zaino. Per il calore si sono liquefatti. Sono costretto a lavare tutto. Si rivelano utilissimi i fili da bucato che sono stati messi nei terrazzi. Dopo una doccia ristoratrice, due passi lungo il paese sino alla piazza della chiesa che sorge nel punto più alto dell'isola. Anche qui negozi di ogni genere, ma senza la calca dei mercati. Appuntamento per la cena alle 20,15, allietata da quattro suonatori che non riscuotono molto successo. Suonano senza convinzione e sembra che ognuno lo faccia per proprio conto. Buono il passato di verdure ed il pesce con patate fritte. Una nuova passeggiata e poi tutti a letto. Domani mattina la sveglia é fissata per le 4,45, un quarto d'ora dopo le valige debbono essere pronte.

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