Lunedì 22 luglio 2002

Alle 7,30 sveglia, nuova spedizione alle docce e abbondante colazione preparata in un battibaleno da Brunella. Siamo diretti a Sivota, un'isola che si trova davanti alla costa greca. Il programma é di ancorarci in rada e lì passare la notte, per cui dobbiamo rifornirci con le provviste per due giorni.

Acquistiamo quattro filoni di pane ed una intera cassetta di frutta fresca.

Francesco mi ha incaricato di passare a pagare l'ormeggio e ritirare i documenti della barca. Ecco come si cautelano per evitare che qualcuno salpi senza pagare: tengono in ostaggio la licenza di navigazione. Non contenti gli addetti agli ormeggi pattugliano con i gommoni l'ingresso del porto e comunicano via radio il nome dello scafo per un ulteriore controllo.

Alle 10,30 siamo pronti e salpiamo. Non c'é un filo di vento e a motore costeggiamo diretti a Corfù.

Francesco ha messo al timone Giorgio che, stando in piedi sul sedile di poppa, sembra aggrappato alla grande ruota, ma si sente molto compreso nel suo nuovo ruolo.

Dopo vari zig zag arriviamo davanti al porto, al centro della città ed al vecchio forte. Proseguiamo sino alla laguna che si trova vicino all'aeroporto per ammirare da lontano la bianca chiesetta che é posta sulla diga esterna sul mare.

Continuiamo a motore la navigazione diretti verso la costa greca, il mare é piatto. A metà del percorso distinguiamo un gruppo numeroso di delfini che non si avvicina. Andiamo troppo veloci. La barca fila a sette nodi guidata dal pilota automatico. Tutto l'equipaggio é intento a prendere il sole.

La famiglia Pitasi (genero e figlia) sviluppa un intenso contatto telefonico con l'Italia. I cellulari squillano in continuazione ed impegnano i proprietari in lunghe conversazioni. Giorgio crolla e si addormenta sul seno materno. Andrea illustra ad Anna i libri che ha portato da leggere durante la crociera e riempie tutto il tavolino del ponte che diventa simile, per quantità di merce esposta, ad un banchetto di un negozio. E pensare che ne ha lasciati altri sette in macchina per non esagerare col peso!

Alle 14 arriviamo alla nostra meta, Sivota é la più esterna e la più grande di tre isolotti che si trovano a poche centinaia di metri dalla costa greca, di fronte alla punta meridionale dell'isola di Corfù. Fra gli isolotti si trovano alcune baie che rappresentano un ancoraggio sicuro.

Nel posto dove Francesco vuole mettersi é ancorato un piccolo barchino lasciato lì a bell'apposta da qualcuno per tenersi il posto.

Il nostro capitano non fa una piega e si ancora nello stesso posto nonostante le proteste che provengono da un'altra barca. Con gesti concitati un uomo cerca di spiegare che gli siamo andati a finire sull'ancora e che fra un'ora deve andarsene. Francesco non abbocca al tentativo di dissuasione e prosegue la manovra.

Ci buttiamo in acqua, il primo impatto é duro. Siamo accaldati e l'acqua ci sembra più fredda di ieri.

Dopo poco risalgo e mi accingo a preparare il pranzo: maccheroni conditi con panna, prosciutto e piselli come primo piatto e pesche al limone per dessert.

Caliamo il tender ed il capitano ci porta all'interno di due grotte dell'isola di Sivota poi a terra. Il paese é inesistente, poche case con qualche bar davanti ai quali sono disposti innumerevoli tavolini. Stentiamo a credere che in un simile deserto potranno essere mai riempiti.

Al rientro in barca ceniamo al chiaro di luna con penne alla siciliana, insalata e provola. Quindi crollo per la stanchezza e mi butto in cuccetta a russare.

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