Venerdì 27 aprile 2001

 Alle nove ci troviamo per la colazione. La locanda non é attrezzata per poterla servire: non ha sale comuni. L'unica é lo stretto ingresso davanti all'ascensore che ha le dimensioni di un piccolo negozio. Da una parte é ricavato il banco del portiere, dall'altra trovano posto due poltroncine, un tavolinetto ed un telefono a scheda.

Il portiere ci consegna un buono dell'Hotel Santa Marta con il numero della nostra stanza e quello dei suoi occupanti quindi ci spiega come raggiungerlo. Dobbiamo attraversare la piazza, inoltrarci in un vicolo. Giunti al termine sulla destra troveremo questo secondo albergo dove potremo fare colazione. Arrivati nei pressi notiamo una lunga fila di persone in attesa. 

"Non saranno tutti qui per la colazione?" Si domanda Andrea.

Sono invece extracomunitari che a centinaia aspettano davanti al palazzo de l'Administratiòn General del Estado, Delegation del Gobierno en Catalugna, per il rinnovo del permesso di soggiorno.

Entriamo nell'albergo e scorgiamo in fondo all'ingresso una sala da pranzo preparata con appetitose brioches sui tavoli, mentre solerti camerieri si affrettano per servire i clienti. Ci accingiamo ad entrare ma veniamo respinti e ci viene ordinato di prendere le scale e di scendere nell'interrato. Le pareti della sala sono ricoperte di piastrelle di ceramica bianca come un vecchio bagno turco. I tavoli sono apparecchiati con tovagliette di carta, una tazza, un piatto con due brioches meno appetitose. In un angolo sopra un tavolo c'é il bricco del caffé, quello del latte e dell'acqua calda, in tutto in un desolante "fai da te".

Oltre al "scendete al piano di sotto" nessuno ci degna di uno sguardo o ci rivolge la parola. Forse la convenzione con l'hotel Santa Marta é in scadenza e non verrà rinnovata oppure il trattamento nei nostri riguardi giustifica la differenza di prezzo agli occhi degli ospiti del secondo albergo.

Oggi il cielo é coperto e fa più freddo. Durante la notte é piovuto. Ora si intravedono squarci di sereno.

Ci dirigiamo di nuovo verso il centro della città diretti alla plaça de la Catedral.

 

Entriamo in chiesa per completare la visita bruscamente interrotta ieri, Andrea è in attesa di ricevere una telefonata di lavoro dall'Italia e ci aspetta fuori. Partendo da destra ci soffermiamo davanti alle numerose cappelle. La chiesa in stile gotico catalano ha sopra le cappelle un matroneo, sotto l'altare una cripta chiusa da una pesante cancellata posta al termine di un'ampia e ripida scalinata centrale invece di due laterali. Al centro della cripta é situata un'urna marmorea scolpita di scuola pisana che contiene i resti di Santa Eulaia, protettrice della città.

Il locale si illumina introducendo in una feritoia una moneta da cento pesetas. Io e mia moglie non abbiamo monete, la Silvia che ha la cassa comune é uscita per cercare Andrea. Aspettiamo qualche minuto sperando che uno dei numerosi turisti introduca una moneta ma nessuno lo fa. Cento pesetas equivalgono a milleduecento lire... tante! Anche una giovane con una cinepresa, dopo aver letto il cartello sopra alla feritoia per le monete, riprende una panoramica della sala al buio.

 

Risaliamo la scala ed ammiriamo il coro che é situato al centro della chiesa ed é rivolto verso l'altare maggiore che si trova sopra l'urna della Santa. Decine di gruppi di turisti si accalcano in fila per entrare accompagnati dalle loro guide ed escono dalla parte opposta. All'ingresso siede un addetto che riscuote duecentoventicinque pesetas per ciascuna persona. Non duecento o duecentocinquanta, importi che aiuterebbero a fare cifra tonda, ma non si tratta dell'unico caso. La Silvia ha la cassa piena di monetine. Quando prendiamo l'ascensore per salire sul tetto della chiesa, paghiamo con gli spiccioli. Alla fine otteniamo uno sconto sul totale dovuto, pur di farci smettere di contare.

Sopra al tetto della chiesa é stata ricavata una passerella in ferro che gira sul culmine per tutta la sua lunghezza e si collega alla cupola posta sopra all'ingresso. Da qui si gode un buon panorama sui tetti del centro, si vede in porto, il mare e le colline che circondano la città. Il tempo si sta mettendo al bello e la visibilità sta migliorando. Saliamo attraverso una ripida e stretta scala a chiocciola sulla cupola all'interno della cuspide che é la parte più recente dell'edificio la cui costruzione é iniziata nel 1300 ed é terminata nel 1800.

Si tratta di un manufatto aperto che é diventato il regno di piccioni e gabbiani con conseguenze facilmente immaginabili.

Discesi nuovamente a terra passiamo dal chiostro e, usciti all'esterno, giriamo tutt'intorno all'edificio visitando sia l'atrio del Palau Rejal Major sia quello della casa de l'Ardiaca (Arcidiacono) che ospita il museo della storia della città nel cui ingresso sono visibili alcuni frammenti delle mura romane della città.

Raggiungiamo Andrea che ci aspetta nella piazza. Oggi ha scelto una divisa poco appariscente: pantaloni rossi, maglietta verde ed una giacca blu. Forse aveva paura di passare inosservato.

Ci dirigiamo verso la rambla ed imbocchiamo, per passare davanti alla Esglesia del Pi, una stradina su cui si affacciano numerosi negozi di antiquari molto belli sia per la qualità della merce sia per la cura con cui é esposta.

Attira l'attenzione di Andrea un negozio di libri e stampe antiche. Compriamo la prima edizione di un padre della sociologia spagnola e proseguiamo.

Giunti al Liceu abbocchiamo all'amo tesoci dall'insegna di un negozio: baghettine catalane. Mangiamo panini riscaldati e poco saporiti spendendo un piccolo capitale ma in compenso il riuscire a metterci seduti ci sembra un sogno.

Passeggiamo su e giù per la rambla, che é l'insieme di cinque tratti diversi, ciascuno con un diverso nome, che unisce la Plaça de Catalunya con il Mirador de Colom che si trova davanti alla darsena del porto. Il viale alberato é stato aperto nel 1800. La parte più larga é quella centrale, disseminata di chioschi che vendono piante ed uccelli ed è riservata ai pedoni. Ai lati due carreggiate per il traffico veicolare.

Visitiamo accanto al tratto verso il mare la Plaça Real, una piazza in stile coloniale, con alte palme e due lampioni disegnati da Gaudì quando era giovane architetto e cominciava a distinguersi per eccentricità.

A fianco del tratto superiore entriamo nel Mercat st. Josep - La Boqueria ove troviamo bancarelle piene di frutta variopinta o pesci e molluschi di ogni genere. Al termine della Rambla nei pressi de la Plaça de Catalunya ci sediamo esausti davanti ad un lustrascarpe.

Si tratta di una delle poche performances, che sulla strada si incontrano frequentemente, fatte senza restare immobili come statue. Osserviamo il lavoro dell'anziano signore che muove ritmicamente ambedue le braccia indipendentemente dalla mano in cui tiene la spazzola.

Andrea é alla ricerca di una libreria fornita, ha in animo di trovare alcune pubblicazioni di un sociologo spagnolo, l'elenco degli editori catalani, una grammatica della lingua locale. E' già entrato in una libreria, ma senza risultato, adesso ne prova una seconda, compra una decina di chili di libri ma non é soddisfatto, gli manca l'elenco degli editori. Ci dirigiamo verso una nuova libreria e lo lasciamo a cercare di conquistare, solo per interesse, una bibliotecaria di mezza età che pare essere affascinata dal cliente.

Nell'attesa che l'idillio fra i due si plachi scopriamo fra i vicoli il museo di arte moderna. Se in altri luoghi il coniugare la vicinanza fra moderno ed antico ci era sembrato possibile, qui incontriamo molte difficoltà nel giudicare l'accostamento: un lato del cortile del palazzo settecentesco é formato da una vetrata che supera gli altri tre lati e, con un diverso angolo di inclinazione, li sovrasta riflettendo il panorama della città.

Stanchi ma soddisfatti rientriamo in albergo servendoci della metropolitana. Alle 19,30 per andare a cena ci dirigiamo verso il mare ed entriamo nel quartiere della Barcelloneta. Si tratta di un quartiere popolare costruito fra la darsena ed il mare. Sino a pochi anni fa il quartiere era misero e la spiaggia non esisteva. In occasione delle olimpiadi é stata ricostruita la spiaggia e sono stati aperti numerosi ristoranti lungo le vie principali. Ne scegliamo uno con vista sul mare e consumiamo un'ottima cena con portate di lombo arrosto, calamari fritti e polipo. La muosse di cioccolata per Andrea non manca mai. Il tutto accompagnato da un bianco "Torvo" e da una bottiglia di rosato.

Rientriamo in albergo passando a fianco della marina ed osserviamo le imbarcazioni da diporto ormeggiate. Le più grandi Hanno un equipaggio fisso e le luci di bordo accese. I moli risultano così tutti illuminati.

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