Domenica, 27 novembre 2016.
Sveglia alle sei, poco prima dell'alba. Un caffè e pochi biscotti per colazione. Dopo mezz'ora si parte. Salpata l'ancora ci mettiamo controvento per aprire la vela. Massimo aveva detto nei giorni scorsi che l'avvolgi randa è un attrezzo comodo solo in teoria e ne abbiamo una dimostrazione pratica. La vela non esce completamente dall'albero e dobbiamo aspettare che il vento ci aiuti a stenderla. Ma non ce n'è abbastanza. Massimo è costretto riavvolgere in parte la randa che finalmente si dispiega completamente. Incrociamo una nave da crociera tedesca che entra in porto e ci mettiamo in rotta 30 gradi per raggiungere la nostra meta: l'isola di Barbuda. Marianna soffre il mal di mare e non possiamo spegnere il motore per non peggiorare la situazione. Con l'ausilio delle vele procediamo a sette nodi.

Riusciamo a dribblare una serie di nuvole che lasciano sotto di loro una doccia che si trasforma in altrettanti arcobaleni. Man mano che il sole si alza l'azzurro prende il sopravvento. Sonia ha fatto una fugace apparizione e ora dorme in cabina. La bimba si è addormentata in braccio al padre.

Siamo partiti da circa due ore. Poco dopo le nove sembra che vento si sia rinforzato e che possa essere sufficiente per andare solo a vela. Adesso l'isola è in vista, siamo distanti circa sei miglia dalla costa. Il vento cala nuovamente d'intensità e Massimo è costretto ad accendere il motore di nuovo, dopo neanche mezz'ora di navigazione a vela. L'isola di Barbuda non ha colline ed appare completamente piatta: una striscia di sabbia e dietro le palme. Alle 10 45 gettiamo l'ancora davanti a Cocoa Point. Massimo ci porta a terra col tender. La spiaggia completamente deserta è splendida. I resort non sono ancora aperti. Ci rifugiamo sotto ad un ombrellone di canne.

Non passano più di due minuti che un gorilla su un'auto elettrica arriva e ci invita ad andarcene. Possiamo passeggiare sull'arenile ma senza superare la linea ideale posta cinque metri dalla riva. Ci viene incontro Enoch, un ragazzo di colore del posto, amico di Sonia e Massimo che ci accompagna al di là della proprietà del resort verso la punta della baia.

Ci fa riparare all'ombra di alcuni piccoli alberi. Facciamo un bagno favoloso. L'acqua è per la prima volta completamente limpida. Al di là della punta il mare cambia. La riva è esposta alle correnti e il colore dell'acqua tende al blu. Sulla spiaggia sono ammassati i detriti portati dal mare. Marianna non se la sente di tornare subito in barca dove si sente male e così Michele organizza un picnic. Preferisco rientrare a bordo e pranzare con un'ottima pasta al tonno con Massimo e Sonia. Attorno alla barca ogni tanto spunta la testa di qualche testuggine ma si tengono lontane e non riusciamo a vederle distintamente. Gettando qualche rifiuto organico Sonia attira le remore che girano attorno alla barca. Mi stendo un po' al sole. Per rinfrescarmi faccio un tuffo. La maggiore salinità dell'acqua rende più semplice nuotare e sto a galla senza fare fatica. Alle 16 rientra Michele mentre Marianna e Federico prolungano il più possibile la permanenza a terra. Quando Massimo va a riva a prenderli anziché tornare subito in barca si dirigono verso la fine della pista di atterraggio che si trova al di là degli alberi, segnata da una manica vento, per una ulteriore passeggiata. Marianna ritorna a bordo contenta e rinfrancata per aver passato così tante ore a terra. Würstel alla piastra e cotolette al burro che preparo con gli ultimi petti di pollo rimasti. Alla fine della cena ci stendiamo sulla coperta della barca per ammirare un cielo bellissimo punteggiato da innumerevoli stelle.

Lunedì, 28 novembre 2016.

Il cielo è quasi del tutto coperto. Alle sei comincia a piovere. Dopo un breve accenno ad un'alba poco colorata, tutto si fa grigio. Fra le due isole si vedono forti scrosci d'acqua. Il colore del mare dall'azzurro ora tende al verde. Scorgiamo sulla riva un gruppo di cavalli che si mettono a correre sulla spiaggia.

Alle otto piove abbondantemente e il capitano decide di fare la colazione dentro alla barca. Dopo le nove la pioggia si trasforma in un copioso acquazzone e dopo un'ora smette. Ma tutto attorno il cielo è sempre grigio. Alle 13 mi accingo a preparare un'amatriciana col bacon di tacchino. Nonostante la precarietà degli ingredienti il sugo ha un discreto successo. Poco dopo le 14 leviamo l'ancora per portarci nella Gravenor Bay. Bisogna prestare molta attenzione per evitare le formazioni della barriera corallina. Il canale è stretto e oggi con la luminosità scarsa sono poco visibili i bassi fondali. Poco dopo le 15 siamo di nuovo all'ancora. Continua a piovere. Passare il tempo è difficile. Una partita a domino poi cominciamo a preparare la cena. Insalata con feta, frittate e würstel. Finalmente ha smesso di piovere ma il vento soffia a più di 30 nodi. L'ancoraggio è sicuro e la barca è stabile. Alle 22 tutti in cuccetta sperando di avere per domani un tempo migliore.

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