Martedì, 29 novembre 2016.

Alle sei sono sveglio. Il cielo è in parte coperto da nuvole e si sente il fragore delle onde che si frangono sulla barriera corallina. Una leggera brezza soffia da ovest. Il resto dell'equipaggio dorme saporitamente. Lontano sull'isola si sente un asino ragliare. Fatta colazione telefono in Italia per salutare i miei cari, quindi mi preparo per fare un bel bagno. Un giro tutto attorno alla barca con la maschera poi rientro per rosolarmi al sole. Alle 10.30 si salpa. Salutiamo Barbuda e facciamo rotta per 180 gradi dirigendoci verso la parte est di Antigua. Anche oggi abbiamo qualche difficoltà a far uscire la randa così Massimo provvede a migliorare le regolazioni per evitare che si impigli di nuovo. Viaggiamo con vele e motore a cinque nodi e mezzo. L'onda ci fa ballare, la incrociamo di poppa a 45 gradi e siamo costretti a riavvolgere il genoa che sbatte. Il vento è praticamente sparito. Il cielo si è di nuovo coperto di nuvole, aumentiamo i giri del motore e corriamo sulle onde a sei nodi. Laura dorme in braccio a suo padre. La barca prosegue guidata dal pilota automatico e il capitano legge “Caccia notturna” di Patrick O'Brian. Marianna si è preparata una cuccia nel pozzetto sdraiandosi sui materassini e sembra resistere meglio alla traversata. Ieri Laura con in mano la sua scimmia di peluche, stava dicendo: “La porto in bagno a vomitare!”. Il colore predominante è il viola con varie tonalità che partono dal mare, proseguono sull'isola di Antigua, che si staglia a prua, per poi arrivare sino al cielo. Fa rabbia vedere a ovest un bellissimo squarcio di azzurro. Quando ci avviciniamo alla nostra meta, passiamo davanti al Devil Bridge, il ponte del diavolo, scorgiamo la villa del Cavaliere.

Proseguiamo oltre passando davanti ad una scogliera sommersa sulla nostra destra. Massimo entra in un canale e ci ormeggiamo ad una boa davanti a Green Island alle 15,30. Sonia cucina un piatto di pasta alle alici. Finalmente alle 16 mangiamo, giusto in tempo per poter raggiungere, prima del tramonto, la riva.

Il sole esce dalle nuvole formando colori splendidi. Passeggiamo lungo la spiaggia veniamo assaliti da un commando di zanzare che ci pungono in ogni punto del corpo. Poco prima che faccia buio Massimo ci viene a riprendere. Rientriamo a bordo quando ormai la barca è completamente nell'oscurità.

Sono le sei e si scorgono solo poche luci nel fondo della baia. Uno sciame di formiche alate ricopre la barca. Le ritrovo dappertutto mentre sto cucinando dei piselli con bacon di tacchino e cipolle. Sono costretto a spegnere tutte le luci ed a usare la pila frontale che mi sono portato da Bologna per cercare di evitare che i fastidiosi insetti saltino nella padella. Passato il momento del tramonto l'invasione finisce e riusciamo a cenare. Sul ponte sono rimasti centinaia di cadaveri e Massimo deve provvedere a ripulire la barca. Non soffia un alito di vento. La prua batte contro la boa a cui siamo legati, facendo un rumore sordo. Lontano si vedono dei lampi. Comincia di nuovo a cadere qualche goccia. Pian piano la brezza si alza e la situazione migliora. Andiamo a letto nel più profondo silenzio.

Mercoledì, 30 novembre 2016.
Il vento si è alzato di nuovo e ha spazzato via le nuvole: splende il sole. Alle 8.30 fatta colazione molliamo la boa e Massimo ci porta un poco dentro alla Nonsuch Bay. Scorgiamo splendidi resort. Uno ha persino un piccolo molo d'attracco.

Passiamo dalla parte opposta della Green Island per raggiungere due spiaggette deserte. Mentre stiamo per agguantare una delle due boe, veniamo superati da due lance che sbarcano una trentina di turisti. Addio spiaggia solitaria! Superiamo la delusione e scendiamo a terra col tender.

Non vale la pena di inoltrarsi nella vegetazione troppo intricata. Provo a farlo ugualmente sfruttando un piccolo pertugio erboso ma sento che i miei polpacci vengono assaliti da minuscoli insetti che mi procurano un forte prurito. Torno sulla spiaggia e mi bagno vicino a riva.

Alle 11 quando rientriamo arriva un grosso catamarano a motore con un centinaio di persone a bordo. Adesso la piccola spiaggia è affollata come quelle della nostra riviera a ferragosto. Il primo gruppo ha terminato il tempo a disposizione. Le lance sono tornate a recuperare i bagnanti. Sembra che l'organizzazione turistica abbia preordinato i turni.

Marianna prepara un ottimo risotto alle patate. All'una finisce anche il turno del catamarano a motore che riparte. Il sole picchia e siamo costretti a cercare l'ombra del tendalino.

Alle 13,30 il capitano issa la vela. Per fortuna inizia la manovra quando siamo ancora ormeggiati alla boa. Il gira randa fa i capricci di nuovo.

Per estrarre la vela impieghiamo più di 20 minuti. Finalmente prendiamo il largo e ci dirigiamo a sud-ovest. La navigazione è totalmente a vela. Laura si diverte a manovrare la grande ruota. Proseguiamo per più di un'ora sino a raggiungere English Harbour.

Ormeggiammo la barca di poppa, calando l'ancora, davanti a Nelson's Dockyard nella Freeman's Bay. Alle 16,30 scendiamo a terra e ci addentriamo nelle viuzze della marina. Visitiamo il museo poi cerchiamo di raggiungere il forte Berkeley, davanti all'imboccatura della baia. Percorriamo un sentiero utilizzato da molti per fare jogging.

Alle 18 siamo di ritorno. Questa sera abbiamo deciso di mangiare al ristorante e ci dirigiamo fuori dalla marina sino a Falmounth Harbour, la baia a fianco dove sono ormeggiate delle barche ultra lussuose dalle dimensioni enormi. Finita la cena torniamo a bordo appena in tempo. Siamo saliti da pochi minuti quando ricomincia nuovamente a piovere a dirotto.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario