Lunedì 7 ottobre 2002.

"Siamo in ritardo!"

"Ci aspetteranno", mi risponde mia moglie Betta.

Sono le 15,30 e l'aereo non é ancora atterrato. A Madrid alle 16 parte il volo per Malaga.

Questa mattina ci siamo svegliati puntualissimi alle 6. Sono sceso in strada con le valige per consumare il solito cappuccino con brioche in piedi nella pasticceria sotto casa. Assisto all'apertura del negozio: "Voleva provare ad assaggiare le paste appena sfornate?", mi domanda con fare canzonatorio la barista.

Faccio finta di non aver sentito e ne afferro altre due da sgranocchiare durante il viaggio. A Roma cominciamo ad accumulare ritardo. L'eurostar giunge in stazione dieci minuti dopo l'orario previsto. Vediamo partire il treno per l'aeroporto. Pazienza, fra mezz'ora ne parte un altro ed arriveremo lo stesso in tempo per l'appuntamento con l'incaricato della Garden Travel, l'agenzia di viaggi che ha organizzato il tour dell'Andalusia che ho prenotato attraverso il circolo aziendale.

"Il treno delle 9,50 per Fiumicino é in ritardo di 15 minuti" annuncia l'altoparlante della stazione. Arriviamo per ultimi all'imbarco.

"La partenza prevista per le 12,40 non avverrà prima delle 13,15", ci annunciano.

Finalmente l'aereo decolla alle 13,40 e adesso, dopo due ore, non siamo ancora arrivati.

Certo che ci aspetteranno! Siamo in 39 in questo aereo del gruppo che si sta formando, ma per un apprensivo come me giungere in ritardo é una sofferenza.

Betta, come al solito, prende tutto con più calma e dopo avermi parlato chiude gli occhi e schiaccia un pisolino completo di ronfata.

All'atterraggio il ritardo é salito ad oltre un'ora, scendiamo dall'aereo senza uscire dalla zona protetta, ma per salire sull'aereo per Malaga ci perquisiscono nuovamente. "Presto presto" ci sollecita Daniela Batoni, la nostra accompagnatrice che ci sta aspettando sulla scala di fronte all'imbarco sul nuovo aereo e via per la nostra destinazione.

Riusciamo a recuperare quasi subito le valige che abbiamo acquistato per l'occasione. Un solo viaggio le ha trasformate, sono piene di graffi e una delle due é semiaperta. Probabilmente le hanno scaraventate sulla pista scaricandole dall'aereo.

Daniela, rossa di capelli, si é fatta applicare un'acconciatura con lunghe treccine come fanno le donne africane e in mezzo alla folla la distinguiamo facilmente. Ci dà il benvenuto e comincia a fornire al gruppo le istruzioni per l'uso: "Per le telefonate dai vostri cellulari componete questi numeri" e sciorina una serie di cifre per ogni possibile gestore telefonico. "Non portate i portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni e non metteteci troppi soldi o i documenti. Prendete penna inchiostro e calamaio ed annotatevi il mio numero di cellulare. Se accettate le bevande che il cameriere con fare sornione vi offre al tavolo, ricordatevi che tutto quello che direte sarà usato contro di voi e vi salverete solo pagando un salato extra".

E intanto la mia convinzione di essere in viaggio di piacere comincia a vacillare. "C'é stato un cambiamento nel programma, ve l'hanno detto? No! Ma come...". L'albergo non é quello previsto alla partenza e anziché pernottare al centro di Torre Molinos andremo all'hotel Club Puerta del Sol a Mijas.

"E' centrale?" chiediamo. "Si trova a due chilometri dal paese".

Scopriremo poi che i chilometri sono quasi cinque e che l'albergo é situato a mezza costa sopra a Fuengirola, lungo la carretera che porta a Mijas, una strada di traffico in salita. C'é la piscina, un ricco buffet, il piano bar, uno splendido panorama e... la possibilità di andare a letto con le galline! "Tanto sarete così stanchi che non avrete certo voglia di fare altro" sentenzia Daniela.

Dopo cena Betta non vuole rassegnarsi. Proviamo a passeggiare fuori dall'albergo. Da una parte si trova un grazioso condominio di villette a schiera con splendidi giardini che abbiamo già visitato in lungo e in largo, dall'altra parte c'é la strada che in quel tratto é senza illuminazione e senza marciapiedi. Se ci avventurassimo rischieremmo di essere investiti dalle macchine che passano veloci rasentando i bordi nelle curve.

Percorriamo su e giù l'area del parcheggio quattro volte. Pazienza non rimane altro che andare con le galline.

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