Sabato 2 gennaio 2010

Questa mattina la colazione lascia a desiderare: le paste non sono fresche. Ma è chiaro: ieri venerdì era festa e le brioche sono dell'anno scorso! Anche oggi il sole è velato da uno strato di nubi sottili. Nell'antichità Palmira esisteva in quanto importante nodo della via della seta e se durante il protettorato francese non avessero rimesso in piedi i colonnati, oggi non sarebbe un nodo importante del tour della Siria. Quest'anno le abbondanti piogge hanno fatto crescere radi ciuffi d'erba ed è la prima volta in vita sua che Najib li vede qui.

La battaglia odierna per la conquista di un posto che non sia nel salottino posteriore si fa aspra. Con un'abile mossa Valentina trova il bandolo della matassa lasciando il proprio posto riservato in prima fila. Najib prima di partire ci porta a visitare il museo, non particolarmente grande ma con reperti molto interessanti. Bellissime le sculture, in particolare un transetto con le tre divinità più importanti raffigurate in forma d'aquila. Belle le sculture funerarie che raffigurano in altorilievo i defunti nella lastra verticale che chiudeva il sepolcro.

La visita dura mezz'ora e alle 9,30 partiamo diretti a Damasco. Attraversiamo una pianura con pochi cespugli fra due catene di montagne. Sorpassiamo la zona di estrazione dei fosfati. Alle 10,30 sosta tecnica al Bagdag Cafè. Il posto di ristoro è completamente autonomo. Una pala eolica e un generatore a motore protetto da una tenda, provvedono a fornire energia elettrica mentre le acque nere vengono smaltite in mezzo agli alberelli che contornano l'edificio. All'interno tappeti alle pareti e due stufe per un riparo dal vento. Dopo mezz'ora riprendiamo la nostra marcia. Il paesaggio scorre sotto i nostri occhi sempre uguale mentre risaliamo l'ampia valle. Alle 11 arriviamo alla strada che collega Bagdag con Damasco. La nostra meta dista da qui 100 chilometri. Svoltiamo a destra e proseguiamo verso ovest. Alle 12,30 giungiamo alla periferia di Damasco. Svoltiamo nuovamente a destra e imbocchiamo l'autostrada per Aleppo verso nord diretti a Ma'alula dove si parla Aramaico oggi detto Siriano. Continuiamo a salire sino alla sommità della catena dei monti dell' Antilibano. In una conca sotto uno stretto passaggio è abbarbicata lungo i fianchi della montagna la città di Ma'alula. Il significato letterale del suo nome è entrata. Attorno alla città si trovano dei frutteti. Passiamo attraverso una stretta gola lungo la strada che si snoda in mezzo a due pareti di roccia sino alla parte opposta del passo dove si trova l'ingresso del convento e della chiesa dei santi Sergio e Bacco. L'esterno completamente rifatto non ci dà la sensazione di quello che ci aspetta all'interno: un'antichissima chiesa bizantina con splendide icone del XVII secolo e un altare semicircolare. Le due travi, che collegano le mura sopra gli archi formando un legame elastico, hanno duemila anni. Una giovane donna recita per noi il Pater Noster in Aramaico. Nel vicino negozio allestito dal convento ci viene offerto un ottimo vino liquoroso e possiamo acquistare le copie delle icone e una panoramica della chiesa dato che all'interno del santuario non era possibile fare fotografie.

Proseguiamo a piedi e raggiungiamo il centro della piccola valle che si apre dietro al santuario dove scorre un piccolo rigagnolo lungo il percorso che la tradizione vuole miracolosamente aperto fra le rocce per la salvezza di Santa Tecla. Percorriamo lo stretto canyon fra le rocce sino ad arrivare nuovamente in paese. Il percorso non è agevole e ringrazio di essermi messo delle scarpe adeguate. Una giovane ragazza, sfidando la sorte, porta due tacchi a spillo alti una dozzina di centimetri mostrando doti non comuni di equilibrio.

Arriviamo alla strada dove è parcheggiato il pullman di fronte al convento della Santa. Chi vuole può salire al convento sino alla grotta dove Santa Tecla si è rifugiata. Risaliamo sul pullman che ci porta all'ingresso del paese dove pranziamo al ristorante Tallet al Wadi. Iniziamo a pranzare poco prima delle 15 e ripartiamo poco dopo le 16 per raggiungere la seconda meta della giornata Seidnayya (caccia alla gazzella) Anche questo paese di distende lungo il pendio della montagna, quasi alla sommità della catena rocciosa e lo sovrasta il monastero greco ortodosso di Nostra Signora di Seidnayya. E' in corso una cerimonia e le preghiere delle monache sono particolarmente suggestive. Saliamo sino alla terrazza del convento ed ammiriamo il tramonto sullo sfondo della città. In meno di un'ora siamo a Damasco. Le luci delle case sui monti attorno alla città formano una suggestiva corona. Arriviamo all' hotel Sheraton, non lontano dal centro che però è raggiungibile solo in taxi. Decidiamo di riposarci ed aspettare l'ora di cena passeggiando davanti ai negozi dell'hotel.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario