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Martedì 11 luglio 2006

Alle 9,15 il pullman parte dall'albergo diretto all'Hermitage. Il nostro gruppo ha l'ingresso al museo prenotato per le 10, mentre quello dei singoli visitatori inizia mezz'ora dopo. Scendiamo dal pullman nella grande piazza semicircolare che collega il palazzo con la prospettiva Nievskij. Elena cerca di sfruttare questo vantaggio, ha studiato un itinerario apposta. Ci dividiamo in due gruppi il primo lo guida Giulia, il secondo Elena.

Iniziamo a percorrere velocemente i saloni al piano terreno che contengono le collezioni antiche, quella egizia, quella greca e quella romana, saliamo al primo piano utilizzando lo scalone principale del nuovo Hermitage, per arrivare nella galleria che contiene le statue del Canova. Proseguiamo la visita nella sala del padiglione dove é esposto l'orologio pavone, un complesso meccanismo dorato esposto dentro una teca.

Passiamo nel palazzo del vecchio Hermitage, quindi davanti allo scalone del consiglio per arrivare nel palazzo del piccolo Hermitage, nelle sale della collezione italiana.

Vediamo le opere di Simone Martini, Filippino Lippi, Leonardo da Vinci, Raffaello, Michelangelo, Tiziano e Paolo Veronese. Entriamo nelle sale della collezione fiamminga dove vediamo esposti i quadri di Van Dick e Roubens. Passiamo davanti allo scalone di gala, la sala di Pietro, la sala dei Feldmarescialli e la grande sala del trono. Una breve sosta nella galleria della grande guerra patria del 1812 dedicata all'eroismo dei capi militari russi che riportarono la vittoria sulle armate di Napoleone. Le sale successive sono occupate da mostre di pittori contemporanei ed i pannelli che sorreggono le opere coprono le finestre e le decorazioni degli ambienti. Saliamo al piano superiore per visitare le sale dedicate agli impressionisti: Pissarro, Renoir, Cezanne, Van Gogh, Gauguin, quindi le sale dedicate a Matisse e Picasso. Ci prepariamo a scendere per uscire, alcuni di noi si servono dell'ascensore, altri delle scale. Giunti a piano terra manca Franco. Qualcuno di noi si ricorda di averlo visto nell'ultima sala dedicata a Picasso. Elena sale a cercarlo. E' allarmata. Dobbiamo proseguire le visite della giornata nei tempi programmati, che sono molto stretti. Il pomeriggio é dedicato alla visita della residenza di Peterhof. Per raggiungerla dobbiamo fare una lunga deviazione. La strada é interrotta per i lavori programmati per l'organizzazione del prossimo G8. Maria Pia sta per fermarsi ad aspettare Franco, quando bel bello arriva. Non si era accorto che stavamo per andarcene e quando non ci ha più trovati ha cercato l'uscita, ma non ha trovato quella giusta, é arrivato sul lungo fiume ed ha impiegato del tempo per ritornare sulla piazza. Alle 14 siamo già tutti in pullman ed Elena si complimenta per la nostra puntualità.

Pranziamo vicino alla chiesa della Resurrezione detta anche la chiesa del Salvatore sul sangue versato, costruita per ordine di Alessandro III nel luogo dove lo zar Alessandro II perse la vita a causa di un attentato nel 1881, nel ristorante St. Petersburg, dove ci servono un ottimo borce, una zuppa di cipolle, rape e carne condita con panna acida.

L'avvicinamento al Castello di Peterhof si presenta più laborioso del previsto. La deviazione del traffico provoca ingorghi e file lungo le strette strade del percorso alternativo.

Intorno al palazzo dove si svolgerà l'incontro é già stato steso un cordone impenetrabile e la prossima settimana gli alberghi sono tutti riservati per l'occasione. Alle 15 scendiamo dal pullman. Elena ci informa che prenderà accordi con la direzione del complesso per poter effettuare prima la visita dei giardini e delle fontane, poi quella delle sale del palazzo. Dopo poco ritorna e ci invita a fare la fila per entrare nel palazzo, anche se quando visiteremo il giardino le fontane saranno già chiuse. Potremo vedere solo quelle davanti al palazzo quando scenderemo le scalinate ed afferma che é meglio così. Ci mettiamo in fila chiusi in un recinto formato da alcune corde e come un piccolo gregge, aspettiamo che venga calata la fune per il via. Elena dà un contrordine: inizieremo la visita dal giardino.

Così é molto, molto meglio. Vedere le fontane senz'acqua, l'ho gia fatto tre anni fa quando siamo venuti col gelo. La passeggiata lungo i viali sino al mare é molto bella. Fontane e giochi d'acqua si alternano ai giardini. Moltissime sono le persone in visita e la marea riesce a disperdersi nel grande parco.

Alle 17, quando ormai le fontane sono chiuse, entriamo nel palazzo. Dobbiamo indossare delle protezioni sulle nostre scarpe per non graffiare i pavimenti di legno. La scelta é fra alcune pattine o semplicemente delle cuffie in plastica. Logicamente non sono nuove e sono mescolate nei cesti. C'é chi deve accontentarsi di cuffie con due colori differenti.

Siamo l'ultimo gruppo ad entrare prima della chiusura e nessuno ci incalza. Anzi siamo noi a dover aspettare che i gruppi davanti escano dal salone precedente. Attraversiamo tutto il primo piano poi, visitato lo studio di Pietro, rivestito di pannelli di legno intagliato, usciamo dal palazzo e alle 18 saliamo in pullman. Una breve sosta per fotografare la chiesa del paese e riprendiamo la strada che ci riporta in albergo. Cominciamo a percorrere al contrario la deviazione fatta all'andata. A pochi chilometri dall'arrivo sulla strada principale, davanti a noi un camioncino ed una macchina si toccano e, aspettando il carro attrezzi ed i rilievi della polizia, ingombrano la strada. I mezzi dietro di noi trovano il modo di scavalcare il punto di impatto utilizzando un passaggio posto a fianco, ma il nostro pullman sembra troppo grande per fare la stessa manovra. Visto che nessuno si muove l'autista si decide. Fatta retromarcia, infila il passaggio per superare l'ostacolo. Nella carreggiata opposta nessuno riesce a passare e si é formata una fila impressionante. Le macchine che sopraggiungono, non vedendo arrivare altri mezzi in senso contrario, tentano di superare la lunga fila e il pullman trova la strada sbarrata. Il nostro autista inveendo arriva quasi contro ai mezzi che vengono in senso contrario e a fatica tentano di rientrare nella corsia alla loro destra. Le auto incolonnate non lasciano spazio. La scena si ripete più volte ed impieghiamo quasi un'ora per districarci dallo spaventoso ingorgo. Alle 20,20 siamo in hotel, stanchi ma contenti della splendida giornata che ci ha risparmiato l'annacquata delle 19.

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