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Domenica 13 agosto 2006

Ieri sera mi ero insospettito. "La colazione verrà servita nella sala riservata ai gruppi", ci aveva detto Alice. Così addio alla colazione principesca di ieri. Poche sono le cose preparate sui tavoli e se chiedi qualche cosa ad un cameriere al massimo ti indica dove trovarla: colazione per gruppi! Al nostro risveglio Betta ha avuto l'impressione che il vetro della nostra stanza fosse appannato: si trattava di nebbia. Buon segno: la nebbia al livello del mare di solito non si accompagna alla pioggia. Quando usciamo dall'albergo si é alzata lasciando un cielo azzurro. Qualcuno per gioco questa mattina scommetteva se la guida locale sarebbe stata un uomo o una donna. Quando si é presentata Maria, abbiamo avuto un attimo di incertezza. La giovane ragazza, per timidezza, assume atteggiamenti sgraziati quasi mascolini.

Prima tappa la piazza davanti ai cantieri navali, dove conosciamo Maria, la giovane e disponibile guida locale che per timidezza assume atteggiamenti dinoccolati. Qui é avvenuto lo storico sciopero e si é formato il movimento Solidarnosc. In questo luogo si é raccolto in preghiera Giovanni Paolo II, solo, contornato da soldati in un irreale silenzio. Il sole illumina tre alte croci davanti alle quali sono fissate tre ancore. Ci dirigiamo alla cattedrale che si trova lontano dal centro nel quartiere Olivia.

La chiesa dei gesuiti é stata costruita dal 1100 al 1800. Al suo interno, sopra l'ingresso si trova uno stupendo organo barocco in legno scuro. La navata centrale lunga e bianca si erge con le nervature delle vele che sottolineano la sua altezza. Lungo i fianchi due navate più piccole e raccolte che si raccordano nell'abside. Curiosi gli altari disposti non lungo le mura esterne ma perpendicolarmente agli spazi fra una finestra e l'altra.

 

Usciti dalla chiesa passiamo nel parco stupendo dell'abbazia, realizzato per metà come giardino inglese e per l'altra come giardino francese. Il sole rende piacevole la passeggiata lungo i vialetti fra gli alberi.

Usciamo dal cancello ed attraversiamo la strada servendoci di un attraversamento pedonale regolato da un semaforo. Sentiamo una musichetta diversamente modulata: sembra stia squillando un cellulare: "E' il semaforo per i sordi", spiega Paolo. Ritorniamo in centro e per le 10,30 il pullman ci lascia nelle vicinanze dell'albergo. Il tempo é ancora bello, qualche nuvola si é addensata in cielo e sono tentato di non prendere lo zaino con la giacca a vento e gli ombrelli, che in Polonia vengono denominati curiosamente "parasole". Ma cambio idea ricordando l'avvertimento di Alice: "Il parasole non si deve mai dimenticare!" Devi ricordarti di ripararti dal sole per non essere bagnato dalla pioggia.

Arrivati ai vecchi mulini, che si trovano al centro della cittą vecchia, giriamo lungo il sentiero a fianco del canale ed arriviamo davanti alla chiesa di Santa Brigida che si trova alle spalle di quella di Santa Caterina. Da questa prospettiva la distruzione dell'incendio appare pił evidente. Le alte ed inutili facciate, che ora non reggono pił nulla, si alzano verso il cielo dando un senso di tristezza.

La chiesa di Santa Brigida é diventata la chiesa di Solidarnosc. Costruita in stile gotico ha un magnifico interno con mattoni faccia a vista, ben illuminato da grossi finestroni. E' in corso la messa e cerchiamo di visitare la chiesa senza disturbare la funzione. "Due minuti al massimo", ci aveva concesso Alice. Ma come succede nelle soste in autostrada per un caffč, da due i minuti diventano venti.

Entriamo nella chiesa di Santa Maria, che é l'edificio più grande costruito in mattoni. All'interno un orologio astronomico e sull'ingresso principale un organo imponente.

Ci dirigiamo alla via reale che collega la porta Aurea con la Porta Verde. Punto di maggior attrattiva lungo la strada é la piazza col municipio dominato da una torre quadrangolare alta più di ottanta metri, ornata su ogni lato dal quadrante di un orologio.

Davanti alla Casa di Artù (palazzo dei mercanti) la fontana del Nettuno, ben diverso da quello del Giambologna che siamo abituati a vedere nel centro della nostra città. Il corpo ha fattezze quasi femminili ma l'insieme del monumento é elegante e raffinato.

Oggi é domenica ed é anche la festa di San Domenico. C'é mercato ed una marea di gente si accalca per le strade. Il massimo della confusione lo raggiungiamo davanti al porto lungo uno dei canali della Vistola, dove ci fermiamo in un negozio per una dimostrazione della lavorazione dell'ambra e per gli acquisti dei souvenir.

Quando usciamo comincia a cadere qualche goccia. Facendoci largo fra la folla stentiamo a seguire Alice che ci conduce al Gdanska Restorant dove arriviamo alle 13,30, dopo essere passati per l'ulica Mariasca, la via pił famosa di Danzica. Davanti agli ingressi delle case si trovano dei terrazzi, a cui si accede dalla strada per mezzo di alcuni scalini. Ai fianchi di ognuno i pluviali sono prolungati orizzontalmente sino a raggiungere la cunetta della strada e terminano con la bocca di un animale mostruoso. Mentre siamo a tavola comincia a diluviare. Questa mattina sembrava impossibile che potesse succedere. Era prevista una mezz'ora di libertą per passeggiare ancora per le vie del centro, ma nessuno ne ha voglia. Alice si dirige verso il pullman a passo di carica e tutti noi, muniti di ombrello facciamo fatica a seguirla. Ora la ressa oltre che caotica é anche bagnata ed avanzare in gruppo é un'ardua impresa. Contrariamente a qualsiasi logica previsione, quando in pullman Don Dino ci conta, ci siamo tutti. Partiamo diretti alla penisola di Vester Plat dove accadde l'episodio che ha scatenato la seconda guerra mondiale: il bombardamento di un deposito di munizioni polacco da parte di una nave scuola tedesca giunta a Danzica in visita di cortesia.

Nella penisola davanti al mar Baltico sono state piantate le steli a ricordo dei caduti che resistettero a quello storico assedio. La pioggia, che non ci ha mai abbandonati, ora é diventata un forte acquazzone. Raggiungiamo il pullman sotto gli ombrelli accompagnati da un gruppo di bambini in gita che corrono in mezzo a noi.

Chissą se questa mattina, quando sono usciti di casa le loro mamme, dando loro le ultime raccomandazioni, hanno detto: "Non vi bagnate!" Alle 15,30 partenza per Torun. Dopo due ore una sosta ed alle 18 rispunta il sole. Percorriamo la statale numero 1. Passata Swiecie la strada prosegue verso sinistra ed attraversa la Vistola. Di fronte sull'altra sponda vediamo da lontano la cittą medioevale di Chelmino, rimasta quasi intatta. Alle 19 arriviamo all'hotel Helios Torun della catena Mercure. L'hotel é minuscolo. Le camere pił piccole di quelle dell'albergo di ieri, gią piccole anche gli ascensori sono metą per numero e capienza. Alle 20 si cena. Prendiamo del vino anche questa sera, ma Betta rimane delusa. Ordina del Tokai pensando a quello friulano ed invece arriva una bottiglia di Tokai ungherese mezzo dolce. Dopo cena una passeggiata verso il centro della cittą che é pedonalizzato. Le strade principali ed i monumenti sono ben illuminati. In piazza é in corso uno spettacolo con percussioni e balletti per noi incomprensibile e non per la lingua, perché gli attori non parlano, ma per le raffigurazioni che interpretano. Alle 22,30 rientriamo in albergo con i piedi in fiamme.

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(Foto di Paolo Vaccari)