Lunedì, 29 settembre 2014.

Usciamo dall'albergo alle 9,30 e con la metropolitana raggiungiamo Bryant Park un'oasi di verde grande come un isolato in mezzo a decine di grattacieli. Al centro del giardino stanno preparando il set per girare un video. Sul prato un gruppo di persone sta facendo degli esercizi ginnici.

Attraversiamo il piccolo giardino e giriamo a sinistra per arrivare alla New York Public Library. Saliamo al secondo piano ma abbiamo la sgradita sorpresa di trovare la Rose Main Reading Room, la sala di lettura centrale, che è servita come scena in tanti film, chiusa al pubblico. Di fianco all'ingresso è esposta una copia della bibbia di Gutemberg.

Usciti dall'edificio ci dirigiamo a piedi all'incrocio fra la quarantacinquesima est e Madison avenue per raggiungere il Roosevelt hotel e salire alla cima del grattacielo dove si trova il Mad46 un bar panoramico. Ma è chiuso sino al 1 ottobre. Non abbiamo maggior fortuna all'Hemsley Building, la guida di Daniela indicava che saremmo potuti entrare liberamente e salire ma invece non è consentito.

Passiamo sotto al Metlife Building per entrare nella stazione centrale. Nel salone al primo piano sulla sinistra rispetto ai binari dei treni si trova un Apple center. Proseguiamo sino al Chrysler Building. Entriamo nell'ingresso che rispecchia lo stile dell'epoca in cui è stato costruito. Poco oltre troviamo la sede del Daily News.

Nella hall è esposto il più grande globo terrestre esistente in un interno. Proseguiamo lungo la quarantaduesima strada verso est sino a raggiungere il palazzo delle Nazioni Unite. Consumiamo le frittate che abbiamo preso in albergo seduti su una panchina per poi tornare indietro e cerchiamo di salire sul bus M15.

Abbiamo in mano la metro card e saliamo dal lato del conducente sul bus doppio. Non ci accetta a bordo e ci invita di munirci del biglietto. Scopriamo così che quando ci sono più ingressi sul bus, alla fermata bisogna munirsi di un apposito biglietto in una macchina automatica servendosi della tessera per convalidare la corsa. Alla quarantaduesima strada cambiamo bus salendo su quello della linea M34 per scendere davanti ai magazzini Macy's.

Qui Daniela e Gherardo ci lasciano affinché possiamo fare gli acquisti dei ricordini da riportare in Italia. Ma si tratta di un magazzino che non soddisfa le nostre aspettative: troppo caro e pretenzioso. Usciamo e raggiungiamo a piedi la quinta avenue per dirigerci a nord. Riusciamo, entrando nei negozi dei souvenirs, a comperare qualche oggetto adatto poi nel negozio di H&M completiamo i nostri acquisti della giornata. Facciamo una lunga passeggiata fino alla quarantaduesima strada. Prendiamo il bus per tornare in albergo alle 18 per poter prendere parte all'aperitivo che viene offerto dal lunedì al giovedì dalle 17,30 alle 19. Verso le 21 compriamo due tranci di pizza al 2Bross, facciamo una capatina alla terrazza panoramica dell'hotel ed alle 22 rientriamo in camera per trascorrere l'ultima notte del nostro soggiorno a New York.


Martedì, 30 settembre 2014.

La mattinata è dedicata all'attività più amata ed odiata dei viaggi: lo shopping! Alle 8,15 usciamo dall'hotel diretti alla stazione della metropolitana più vicina e saliti sulla linea E in direzione downtown, scendiamo al capolinea del World Trade Center per andare a fare spesa al Century 21, un grande magazzino a sei piani con la merce a prezzi scontati e di conseguenza senza l'assortimento completo degli articoli. Sono le 9. Ci separiamo a coppie e ci diamo appuntamento all'ingresso fra due ore.

Nel girovagare fra i piani incontriamo Daniela e Gherardo che ci chiedono di posticipare l'appuntamento di mezz'ora. All'ora fissata siamo al luogo dell'appuntamento. Daniela e Gherardo arrivano con un quarto d'ora di ritardo. Credevamo peggio! Ripercorriamo il tragitto dell'andata a ritroso e raggiungiamo l'hotel. Un rapido spuntino con uno dei panini avanzati dalla colazione, poi chiusi i bagagli scendiamo nella hall per fare il check-out con dieci minuti di anticipo rispetto all'ora stabilita. Oggi il cielo è grigio e tira un'aria fredda. Questa mattina abbiamo prenotato un taxi per il trasferimento in aeroporto. L'auto verrà a prenderci alle 15,30 e per 100 dollari dovrebbe caricarci tutti e quattro assieme ai bagagli. Puntualissimo il van arriva ed inizia il tragitto verso l'aeroporto JFK che si trova dalla parte opposta della città rispetto all'aeroporto dove siamo atterrati all'arrivo. Attraversare gli incroci sembra impossibile. I mezzi li bloccano e finché non si trova un buco si rimane fermi mentre i semafori passano inutilmente dal rosso al verde. Il reticolo delle strade che si incrociano ad angolo retto, è comodo per riconoscerle ma lo è meno per attraversarlo. Pian piano la nostra auto conquista metro su metro e riesce a passare nel Queens attraversando il ponte. Pensavo che il problema del rallentamento dovuto al traffico fosse finito ma mi sbagliavo. Lungo le strade a quattro corsie le macchine avanzano a passo d'uomo. Il tempo passa e temiamo di non riuscire ad arrivare all'imbarco ma alla fine arriviamo quasi all'improvviso, dato che i cartelli indicatori dell'aeroporto erano iniziati parecchi chilometri prima della meta, dopo un'ora e mezza di viaggio. L'aereo è in ritardo e un funzionario per non farci perdere la coincidenza a Parigi ci propone di cambiare volo e partire con quello precedente. Passiamo velocemente, per quanto possibile, la fila per il controlli di sicurezza perché riusciamo tutti e tre ad accompagnare Elisabetta che ha l'ausilio della carrozzella. Veniamo esaminati passando attraverso uno scanner. Non abbiamo nemmeno il tempo di andare in bagno prima di salire sull'aereo e prendiamo posto nelle quattro poltrone centrali della fila 42 in coda all'aereo. Poco prima delle 19 l'aereo comincia a muoversi. Mai in un viaggio aereo avevamo patito tanto freddo. Nonostante le proteste la situazione non migliora e ci copriamo come possiamo con tutto quello che abbiamo. Il passaggio da un volo all'altro a Parigi impiega l'interessamento di più accompagnatori ed alla fine per salire sull'aereo ci fanno usare il montacarichi esterno. La nebbia che ricopriva l'aeroporto si è diradata e adesso splende il sole ma la temperatura rimane bassa: 10 gradi. Non mi sento bene. La fatica accumulata nei giorni passati si fa sentire assieme alla mancanza di ore di sonno. Sono state giornate piene ed intense. Ognuno di noi conosce l’aspetto di New York dalle foto e dai film, ma lo spettacolo che questa grande città offre, è tale da essere compreso a pieno solo dal vivo, per la grandiosità e le dimensioni della città. Daniela e Gherardo hanno organizzato il tour con grande cura e meticolosità, mai con un momento morto e senza un attimo di respiro. Ne valeva la pena, anche se io non ci volevo venire!

Torna alla pagina iniziale del diario