Venerdì, 26 settembre 2014.

Questo per noi è stato il giorno più lungo. Siamo usciti dall'albergo alle 8,30 e siamo rientrati dopo più di sedici ore!

Abbiamo preso la metropolitana diretti all'Empire State Building. Fatti i controlli per la sicurezza saliamo all'ottantesimo piano per proseguire poi con un altro ascensore sino all'ottantaseiesimo. Nel 1930, anno di costruzione del grattacielo, non esistevano ascensori che superassero gli 80 piani.Così per raggiungere l'osservatorio, che si trova all'ottantaseiesimo piano, ne dobbiamo prendere un altro.

Si esce all'esterno su una terrazza che si estende su tutti e quattro i lati della costruzione a pianta quadrata. Il panorama è incantevole. Le strade e le automobili appaiono minuscole viste da quassù. Oggi il tempo è bellissimo. La pioggia ed il vento di ieri hanno pulito il cielo regalandoci una vista splendida.

Rimaniamo sulla cima del grattacielo per oltre tre ore. Riesco anche a perdere Elisabetta che nonostante le raccomandazioni: “aspettami qui!” non sa resistere alla tentazione di muoversi e sparisce in un batter d'occhio.

Sono tante le persone in visita e si fa fatica a conquistare un punto di osservazione lungo il balcone contornato da una grata di protezione in acciaio. In mezzo alla calca Betta perde il cappello. Avvertiamo la Security per cercare di recuperarlo quando torneremo qui questa sera per vedere la città illuminata nel buio della notte.

Usciamo dal grattacielo e ci dirigiamo lungo la trentaquattresima strada verso il Madison Square Garden. Lungo il percorso entriamo prima nel negozio Foot Locker e poi in quello di Modell's per cercare la maglia del giocatore di NBA che Giorgio, nostro nipote, vorrebbe avere. Purtroppo la ricerca non dà esiti positivi. Il giocatore non è di New York e qui non è particolarmente richiesta. Entriamo nella hall del grande stadio la cui arena a forma circolare può essere allestita in vari modi per poter ospitare sia eventi sportivi sia spettacoli.

Alle sue spalle si trova il Postal Office, un grande edificio rettangolare con la facciata decorata con colonne doriche. Dietro la facciata un lungo salone, accessibile al pubblico, dove acquistiamo i francobolli per poter spedire le immancabili cartoline.

Proseguiamo verso sud-ovest sino ad arrivare all'altezza della trentesima strada all'inizio della High Line. Sino agli anni 80 del secolo scorso la linea sopraelevata era percorsa da treni che trasportavano le merci in città. Oggi è stata trasformata in un lungo percorso con alberi e piante ed è diventata un'attrazione turistica. Passeggiare a piedi, senza auto né biciclette, ad un'altezza superiore al piano stradale, è un piacere e tante sono le persone che vi camminano.

Arriviamo sino all'altezza della sedicesima strada e scendiamo lungo le scale perché l'ascensore è fuori servizio. Entriamo nella lunga galleria del Chelsea Market. Era una fabbrica dismessa dove sono stati aperti negozi alimentari di ogni genere, bar e ristoranti. Facciamo uno spuntino e beviamo una birra prima di prendere la metropolitana per raggiungere la stazione di Clark Street, al di là dell'East River, diretti alla Brooklyn Heights Promenade. Sono da poco passate le 16 e la skyline è ben illuminata dal sole. A New York gli spazi sono preziosi e quelli pubblici particolarmente apprezzati.

Davanti alla passeggiata su una serie di palafitte sono state realizzate delle piattaforme, con campi da basket ed attrezzature sportive, coperte da lunghe tettoie che sono un pugno nell'occhio per l'osservatore. Per cercare di fare una foto alla skyline senza avere al centro l'orribile tetto debbo camminare in un senso e nell'altro per più di un chilometro.

Ci riposiamo sulle panchine per attendere che il sole cali sull'orizzonte per poter fare la passeggiata lungo il ponte di Brooklyn con meno caldo. Domandiamo a più persone dove si trovi l'imbocco del sentiero, dato che non troviamo nessuna indicazione utile. Dopo essere passati in un piccolo parco, saliamo una rampa di scale e riusciamo ad immetterci nel viale riservato ai pedoni, che si trova sulla sommità ed al centro del ponte. Purtroppo non solamente ai pedoni. Il vialetto è stato diviso in due e nella seconda metà è stata ricavata una pista ciclabile. Le biciclette sfrecciano veloci e sono un vero pericolo per chi cammina a piedi.

Abbinare la circolazione dei mezzi a pedali a quelli a motore può essere pericoloso, ma lo è altrettanto abbinare la circolazione delle biciclette ai pedoni, specialmente se questo avviene su un marciapiede. L'esperienza è unica ed entusiasmante. Pur avendo già nelle gambe parecchi chilometri, completiamo il percorso quasi senza accorgercene.

Giunti sull'altra sponda prendiamo il bus M5 per raggiungere l'East River Ferry Service dove ogni mezz'ora parte un traghetto gratuito diretto a Staten Island. Col sole del tramonto passiamo davanti ai grattacieli della città ed alla Statua della Libertà. Arrivati a destinazione dobbiamo scendere dal traghetto, anche se abbiamo l'intenzione di tornare subito indietro. Ragioni di sicurezza impongono che la nave si vuoti totalmente. Al ritorno le luci dei grattacieli si sono accese e lo spettacolo si trasforma. Scendiamo dal traghetto e saliamo sul bus della linea M20 che percorre il lato ovest dell'isola. Siamo diretti a Times Square per mangiare un hamburger all' Hard Rock Cafe. Dentro al locale, oltre ad un baccano assordante, fa un freddo cane. Non riuscirò mai a capire per quale strana mania gli americani tengano con l'aria condizionata una temperatura così bassa. Anche sul bus faceva un freddo polare. É la prima volta che assaggio un hamburger e per festeggiare Gherardo e Daniela ci offrono la cena. All'uscita, fuori dal locale, due ragazze, con un minuscolo tanga e la bandiera americana dipinta sui seni nudi, attirano l'attenzione e cercano di farsi fotografare per guadagnarsi una mancia. La stessa cosa, pur in modo meno appariscente, la fanno altre persone camuffate con le più strane maschere. Siamo a Broadway! Una nuova corsa in metropolitana e raggiungiamo nuovamente l' Empire State Building per vedere il panorama della città di notte.

Nella stessa giornata è consentito tornare una seconda volta grazie al New York City Pass. Le luci sono innumerevoli e sfavillanti, sembra che le stelle si siano ribaltate. Purtroppo del cappello di Betta nessuna traccia. Quando scendiamo mezzanotte è già passata da più di mezz'ora e così fermiamo un taxi.

Contrattiamo il prezzo della corsa ed arriviamo in albergo senza fatica, tranne Daniela che soffre l'auto e chiusa dietro la paratia di protezione dell'autista non vedeva l'ora di scendere. All'una passata siamo in camera. Domani ce la prenderemo più comoda: l'appuntamento, rispetto a quello di oggi, è stato posticipato di ben mezz'ora!

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