Sabato 10 marzo 2007
Alle otto il pullman parte. Dobbiamo percorrere circa 170 chilometri. Attraversiamo Citarpur che appare poco più grande di un paesino, poi i piccoli centri abitati si alternano alla campagna. Il mezzo più usato è la bicicletta, seguito dalla moto. Non si incontra una macchina. Quando incrociamo un autobus od un camion il nostro mezzo è costretto a fermarsi ed uscire dal nastro d'asfalto che è tutt'altro che liscio.
Le asperità fanno sobbalzare il pullman e gli ammortizzatori, ormai esausti, non contrastano più i continui sobbalzi. Ci fermiamo per una sosta tecnica lungo la strada dopo un'ora e mezza. Il silenzio è totale ed il traffico modesto.
Il viaggio prosegue lungo la pianura. Questa notte Carlotta è stata male, ora altri stanno chiedendo se qualcuno ha a portata di mano un buscopan. Remo fa una consulenza dopo l'altra. Cominciamo a vedere poche e basse formazioni rocciose che spuntano isolate qua e là.

Alle 12,20 arriviamo all'Orcha Resort, dove ci verrà servito il pranzo, per una breve sosta rinfrescante e quindi visitiamo il palazzo al centro della città sul fiume Betwa: il Jehangir Mahal. La costruzione, fatta fare da Raja Bir Singh Ju Deo nel 16° secolo, è imponente e doveva essere magnifica nel momento del suo massimo splendore.

Di fronte è stato costruito un tempio dedicato a Rama (Rajat Ram).
Passato il ponte troviamo il portone collocato non trasversalmente alla via d'accesso, ma di lato e con una serie di punte di ferro acuminate. La particolare scelta architettonica serviva per rendere più difficile il suo abbattimento da parte degli elefanti di un eventuale assalitore.
Appena entrati dobbiamo pagare il ticket per le foto. L'introito del balzello deve dare un gettito cospicuo perché qui gli addetti alla riscossione sono due. Uno incassa e rilascia uno scontrino, l'altro controlla. Entrati nel primo edificio un inserviente chiede la ricevuta del pagamento e la sigla.
Saliamo sino al terzo piano del palazzo per guardarlo da ogni punto di vista. poi passiamo alla seconda costruzione dove sono ancora visibili sul soffitto splendidi affreschi. Quando entriamo nel secondo edificio una seconda persona chiede nuovamente il biglietto e accanto a questa c'è il primo addetto che già abbiamo incontrato e che ha già controllato le ricevute per le foto.

Quando qualcuno di noi fa un cenno di protesta, con una mimica perentoria l'uomo ci fa capire che i biglietti devono essere controllati di nuovo.
Alle 14 torniamo al Resort per il pranzo e quando abbiamo finito abbiamo un'ora di libertà. Alcuni di noi visitano il Cenobio che si trova proprio accanto al ristorante. Noi ci dirigiamo verso il centro del paese. Lungo le vie negozi di ogni tipo formano un piccolo mercato.

Alle 16 il pullman riparte con destinazione Jhansi. Dobbiamo prendere il treno diretto ad Agra. Non dobbiamo preoccuparci delle valige che vengono spedite a parte. Dopo venti minuti di attesa sotto la pensilina il convoglio arriva ed occupiamo i posti riservati, difendendoli da un gruppo di giapponesi che probabilmente ha sbagliato carrozza. Alle 18 il treno parte e poco dopo il sole tramonta.
Alle 20,30 arriviamo ad Agra. Aspettiamo sul pullman l'arrivo dei bagagli. Prima vengono consegnati quelli dei giapponesi, poi finalmente arrivano anche le nostre valige nonostante un improvviso black-out. Una fila di facchini le trasporta due alla volta portandole in equilibrio sulla testa. Di usare dei carrelli, non se ne parla neanche: i costi, in termini di forza lavoro che non verrebbe più impiegata, sarebbero troppo alti.
Alle 21,30 arriviamo all'hotel Ushkar Vilas, rapida distribuzione delle stanze e cena.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario