Martedì 9 marzo 2004

Nonostante fossimo al settimo piano il rumore del traffico non ci ha mai abbandonato. I clacson non hanno smesso di suonare.

La meta della mattinata è distante 40 chilometri: un’ora e mezza di viaggio. Arriviamo e scendiamo nel bel mezzo di un povero villaggio chiamato Darasuram. A fianco, in una zona recintata con alberi secolari ed un manto erboso si trovano due templi.

L’insieme della costruzione è imponente ed affascinante nello stesso tempo. Ad una architettura squadrata si contrappone una serie sempre diversa di decorazioni.

 

Visitiamo quello più lontano Airathaeeswara, che è imponente e molto ricco per le sculture in granito. Le colonne che sorreggono l’ingresso alla zona sacra sono 98 con motivi diversi l’uno dall’altro. Un’intera scuola di disegno è schierata in tutto il tempio per fare esercizio copiando le decorazioni della pietra.

Sono in corso lavori di restauro o ammodernamento perché gli uomini che sono sui ponteggi in legno stanno intonacando la pietra millenaria. Il lavoro più gravoso, di portare all’esterno i detriti tolti, spetta alle donne, che reggendo sulla testa dei vassoi di metallo fanno la spola fra i ponteggi e l’esterno del tempio.

All’uscita, sull’angolo del recinto sono stati realizzati dei servizi igienici in muratura, con i vasi alla turca. Chi li ha progettati ha pensato probabilmente che davanti ad un posto del genere ben si doveva addire un luogo di decenza pubblica. Manca però un dettaglio indispensabile per il corretto funzionamento del manufatto: l’acqua per il deflusso degli escrementi.

Sono tutti otturati e chi è arrivato nel momento del bisogno si è arrangiato facendola qua e là tutt’attorno.

L’autista del pullman, prima che ognuno possa salire, fa a tutti l’esame scarpe pulite e chi inavvertitamente è rimasto vittima della trappola, viene invitato ad andare alla vicina fontana per ripulirsi.

Torniamo a Tanjore, scendiamo davanti all’incrocio principale della città e percorriamo Gandhi road dedicandoci ad un breve shopping.

Nel pomeriggio visitiamo il tempio di Brihadishvara, fatto costruire da Rajaraja (985 -1014) della dinastia Chola, che si trova in città. E’ il più grande dei tre templi costruiti da questa dinastia che abbiamo ammirato. Questo è stato fatto costruire dal nonno, quello di stamattina dal nipote, quello visitato ieri dal figlio.

Si tratta di un tempio fortezza con mura di cinta e fossato. E’ imponente e grandioso, sempre dedicato a Shiva. Siamo i soli turisti stranieri. Il resto dei visitatori è composto da fedeli e da una schiera  di ragazzine carine e festose di un collegio di Maturai. Quando scoprono che siamo italiani ci fanno una grande festa. Una delle loro insegnanti è stata in Italia nove anni e parla benissimo la nostra lingua. Riusciamo ad entrare sino davanti al punto principale del tempio dove è custodita la grossa pietra nera che rappresenta il dio..

Parte del tempio è del decimo secolo, parte del sedicesimo. Quella più recente si distingue per un maggior numero di figure scolpite e per una decorazione più fine. Man mano la nostra guida ci mostra le cose più curiose. Fra le altre, la pietra traforata come un merletto e una scultura raffigurante un personaggio con un cappello di forma do bombetta.

Uscendo troviamo sulla porta un elefante ammaestrato che afferra con la proboscide le rupie poste sulla testa di chi gliele offre.

Il gioco incuriosisce molti dei componenti del gruppo

Sono ormai le cinque del pomeriggio ed andiamo a visitare il museo governativo nel palazzo Navayaka dove è conservata una seconda collezione di statue bronzee che raffigurano gli dei dell’Induismo.

La maggior parte rappresentano Shiva che si riconosce perché in una delle molte mani ha un daino e nell’altra un’arma, mentre Visnù si riconosce per il disco e la conchiglia.

Il periodo di fabbricazione delle statue varia dall’ottavo al tredicesimo secolo e sono di raffinata fattura. Sono tante, disposte in modo approssimativo in teche di legno e vetro mal illuminate.

Poco lontano un breve shopping in una via attrezzata ove si susseguono negozi tutti uguali che vendono oggetti di artigianato locale e souvenir.

Terminiamo la serata facendoci divorare dalle zanzare in fila davanti al posto telefonico, che si trova a fianco dell’ingresso dell’albergo collegato con internet.

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