Martedì 28 settembre 2010 |
Mercoledì 29 settembre 2010 |
In tre quarti d'ora siamo a Jarash, l'antica Gerasa. Il pullman parcheggia a fianco della porta di Adriano costruita fuori delle mura nel 129 d.C. per accogliere l'imperatore Adriano in visita alla città. A fianco l'ippodromo, più piccolo di quello di altre città, misura 250 metri per 70. Entriamo nella città dalla porta sud ed arriviamo al foro di forma ovale. |
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Sulla sinistra l'imponente e ben conservato teatro assieme al tempio di Zeus sovrastano la piazza. Alla destra si apre il cardo, maestoso e affiancato da alte colonne. Dopo aver visitato il teatro, dove quattro figuranti ravvivano l'atmosfera suonando due tamburi e due cornamuse, facciamo un lungo giro lungo le rovine. Il sole picchia. |
Una leggera brezza ci rinfresca ma quando arriviamo all'ombra di un albero del pepe o di un muro, apprezziamo di più il tenue vento. Giungiamo alla chiesa di San Giorgio, con a fianco quella di San Giovanni e quindi quella dei Santi Cosma e Damiano. |
Nello sporgersi da un muretto per ammirare dall'alto i mosaici di quest'ultima chiesa, a Elio sfuggono gli occhiali che cadono all'interno della costruzione, inaccessibile perché chiusa da un cancello. Mentre cerca un addetto per poter entrare, un ragazzo con agilità si cala dal muretto e recupera l'oggetto caduto. Lo porge al malcapitato e prima che possa ricompensarlo con una mancia non adeguata, gli chiede dieci euro. Raggiungiamo il tempio di Artemide, Mahmoud ci fa osservare un curioso fenomeno. Le grandi colonne del tempio sono costruite in modo tale da essere elastiche: oscillano al variare della pressione del vento. Come prova ci fa infilare una mano nella fessura alla loro base. Qui è stato appoggiato un coltello per evidenziare le oscillazioni. |
Discendiamo gli scaloni di accesso al tempio per raggiungere il cardo che percorriamo per tornare al punto di partenza. Ci fermiamo per il pranzo al ristorante Lebanese House, poco lontano. Siamo all'ombra di un pergolato all'aperto. Ci vengono servite delle invitanti insalate ma nessuno osa assaggiarle, anche se Mahmoud assicura che sono ben lavate e non ci sono pericoli. |
Alle 14,30 partiamo. Dobbiamo raggiungere Umm Qays, città romana al confine con la Siria ed Israele, davanti alle alture del Golan ed al lago di Tiberiade. Il panorama è suggestivo, anche se il sole ormai basso sull'orizzonte non consente di vedere lontano verso ovest, mentre i resti della città con la basilica ed il tempio sono illuminati da una luce calda. |
Uno stormo di grandi uccelli bianchi e neri volteggia sopra le nostre teste diretto a sud. Dalla parte Israeliana, che si è accaparrata la possibilità dell'uso di tutta l'acqua del lago, si notano campi lavorati, un vigneto ed alcune serre. Alle 17 ripartiamo per tornare ad Amman. Il terreno è ondulato con rari tratti pianeggianti. Lungo l'autostrada incontriamo continui saliscendi. |
Alle 19 arriviamo all'albergo per una doccia ristoratrice. La cena a buffet è indicativamente fissata per le 20 presso il ristorante self service Al Madafa. Dopo cena proviamo a raggiungere la strada che Mahmoud ci ha consigliato di percorrere vicino all'albergo, ma attraversare la via per raggiungerla è un'impresa ardua e il marciapiede che stiamo percorrendo è interrotto per lavori poco oltre una stazione di servizio. Qui si è fermato un taxi. Mia moglie Betta chiede al conducente se parla inglese. Si ed abbastanza bene. Remo prende posto accanto all'autista e partiamo verso il centro della città. Vediamo la vecchia moschea e il ninfeo romano. Alcuni negozi sono ancora aperti, ma non ci arrischiamo a proseguire a piedi e chiediamo al conducente di rientrare in albergo. Le strade del centro appaiono misere e sporche e la situazione ci sembra peggiore di quella di Damasco od Aleppo. Speriamo che di giorno quando la visiteremo ci faccia un effetto diverso. Arriviamo in hotel e paghiamo il taxi spendendo meno di quanto costa in albergo una bottiglia di acqua minerale. |
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