Mercoledì, 1 gennaio 2014.


Il cielo è coperto e pioviggina. Alle otto colazione. La sala è quasi vuota. Tutti i presenti sono in fila davanti a due macchine automatiche che distribuiscono le bevande calde. Non riesco a capire perché questo tipo di distributori siano per me incomprensibili da usare. Il vano dove va messa la tazza è molto largo e non è indicato il punto preciso dove deve essere messa la tazza perché il liquido non fuoriesca. Chi mi precede sta troppo vicino all'apparecchio e non riesco a vedere bene, così cedo il mio posto a chi mi segue, per scoprire da dove scenda la miscela. Alla fine il cappuccino risulta scarso e troppo dolce. Provo la seconda macchina che ha la possibilità di dosare lo zucchero e mi sembra che l'indefinibile bevanda che mi trovo nella tazza sia meno velenosa della prima. L'appuntamento per la partenza del giro di oggi è fissato per le 9,15 e con quindici minuti di ritardo il pullman si muove diretto a Monte Sant'Angelo.

La strada si inerpica a perpendicolo lungo stretti tornanti. L'aspro paesaggio con le nubi basse assume un aspetto spettrale. Cominciamo a vedere le prime case. Le nuove costruzioni sono sorte senza una connotazione architettonica precisa e stridono con la semplice bellezza del centro storico del paese.

Parcheggiato il pullman, incontriamo la guida che si è fatta in due. Ci accolgono i gemelli Giuseppe e Raffaele Frattarolo. Passiamo davanti al castello prima normanno poi svevo, angioino e quindi della famiglia Grimaldi che l'ha tenuto per 250 anni.

Si erge possente sulla sommità di un monte a più di 800 metri di altezza. I torrioni più antichi di forma quadrata risalgono a sei-sette secoli prima di Cristo e servivano come avvistamento e baluardo dalle scorrerie turche.

Scendiamo una ripida gradinata per arrivare al Santuario di San Michele. L'atrio è chiuso da una cancellata con a fianco un alto campanile ottagonale.

L'ingresso composto da due archi e due porte immette in quattro successive rampe in discesa, a gradoni che formano la scalinata angioina e portano all'ingresso del santuario che si trova sul fianco della montagna.

Qui la grotta è chiusa dalla navata angioina, una struttura architettonica posta davanti alla grotta che forma la chiesa vera e propria con due altari. Dietro l'altare maggiore la statua seicentesca di San Michele in marmo di Carrara.

Sopra l'altare della Madonna del perpetuo soccorso realizzato in marmo intarsiato, un quadro della Vergine. All'interno è vietato fotografare ed un severo addetto fa la guardia sorvegliandoci senza distrarsi un attimo.

Risaliamo servendoci di un ascensore e proseguiamo la visita della città fermandoci davanti alla chiesa di San Pietro e Battistero in Tumba che è chiusa da ottobre ad aprile.

Le nostre guide ci raccontano quanto sia bella mostrandoci delle foto. Per consolarci visitiamo a fianco la chiesa di Santa Maria Maggiore. All'interno colonne quadrate con archi a tutto sesto e resti di affreschi dal sapore arcaico.

Ritorniamo al pullman facendo una strada diversa e più lunga ma senza gradoni che ci porta davanti al panorama della roccia che scende sino al mare. Bravissimo il nostro autista nel percorrere i 29 tornanti che ci riportano a valle.

In discesa il raggio di sterzata aumenta e la guida del grande mezzo, un pullman a tre assi lungo 13 metri, richiede un impegno fuori dal comune. Rientriamo in albergo per il pranzo di capodanno e con la luce del sole abbiamo la visione completa di quale landa sperduta sia quella dove è stato costruito: una zona artigianale con pochi alberi e senza l'accesso diretto al mare. Massimo in pullman ci ha letto il menù che ci era sembrato di grande effetto. Bisogna ammettere che al personale dell'albergo riesce molto meglio descrivere i piatti del menù che a farli e una volta serviti deludono le aspettative che ci eravamo fatte.

Alle 16 nuovo appuntamento con i gemelli davanti al castello per la visita di Manfredonia, che non sono molto puntuali ed attendiamo passeggiando davanti al porto. D'altra parte non era previsto che ci accompagnassero oggi pomeriggio e anche loro erano impegnati nel pranzo di capodanno con parenti ed amici.

Ci dirigiamo verso il centro passeggiando lungo corso Manferdi sino a raggiungere la piazza del Popolo dove si trova il municipio a fianco della chiesa di San Domenico che troviamo chiusa.

Raggiungiamo la cattedrale dedicata a San Lorenzo Maiorano patrono della città. L'antica chiesa fu distrutta dai turchi nel 1620 e dopo cinquant'anni fu ricostruita da monsignor Bartolomeo della Cueva, che ha invertito la disposizione della chiesa originaria ribaltandola. Sul lato prospiciente la piazza è stato ricavato un secondo ingresso e negli anni sessanta del secolo scorso il fianco è stato ricoperto di marmo travertino. In un protiro è stata posta la statua di papa Giovanni XXIII che, nel 1955 quando era il Cardinale Angelo Giuseppe Roncalli,

benedisse l'icona della Vergine e portò da Siponto nella cattedrale il braccio rimasto del corpo di San Lorenzo. Lungo il cornicione sopra all'ingresso si legge la scritta: “La corona è d'oro purissimo come il cuore dei tuoi figli che te la offrono.”

Entriamo dall'ingresso di fronte alla navata. Sulla sinistra, in una cappella si trova il crocefisso ligneo di San Leonardo del dodicesimo secolo. A metà della navata di fronte all'ingresso che dà sulla piazza è stata posta la Madonna di Siponto. Di fianco all'ingresso in una cappella parallela alla navata principale si trova una Madonna lignea col Bambino raffigurato con sembianze adulte.

La statua datata attorno al sesto secolo si trovava nella cripta di Santa Maria Maggiore a Siponto ed è detta Madonna dagli occhi sbarrati perché avrebbe assistito, secondo la tradizione popolare, ad un episodio di violenza.

Ritorniamo al castello ed entriamo. È ormai sera e la costruzione è illuminata artificialmente. Visitiamo la mostra delle steli dei Dauni che risalgono fra il sesto e l'ottavo secolo prima di Cristo. Bellissime, con incisi episodi e scene di vita.

Quindi continuiamo la visita del resto del museo nelle sale al piano superiore, per uscire sui bastioni e ridiscendere dal lato apposto davanti all'ingresso. Il pullman ci riporta in albergo alle 19 ed abbiamo poco più di un'ora per riposarci prima della cena. Questa sera Massimo ha pensato alla nostra salute ed ha ordinato un menù leggero: minestrone di verdura, un filetto di pesce e frutta. Alle 22,30 solo pochi componenti del nostro gruppo sono ancora alzati. In un salone dalla parte opposta rispetto all'ingresso gli altri gruppi ancora presenti in albergo fanno un po' di musica e ballano. Un accenno di rock, due passi di valzer e poi anche noi abbandoniamo le danze.

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