Giovedì 8 luglio 1999.

Sveglia alle 8,20, il cielo é coperto. Piersandro va a visitare l’ex colonia penale agricola, io e Michele restiamo a bordo; la partenza é prevista per le 10. Siamo in attesa del capo Mandirola per dargli il testo del nav-part (documento che deve trasmettere per il controllo della posizione del Sestante).

Lo aspettiamo invano. Piersandro gli ha promesso ricchi doni e si accinge a fare con lui un brindisi per la partenza. Il tempo passa: il brindisi se lo é giocato!

Proviamo a chiamarlo per radio ma non risponde, aspettiamo ancora invano. Finalmente sentiamo con la radio un suo messaggio diretto ad un’altra barca: lo chiamiamo subito.

Promette di arrivare entro dieci minuti: dopo venti minuti arriva, é in tenuta bianca. Ecco perché ci ha messo tanto, doveva vestirsi! Saluti e partenza alle 10,40.

Giriamo attorno all’isola. La costa rivolta ad ovest é scoscesa e non vi sono approdi. Dobbiamo rimanere ad una distanza superiore ad un chilometro dalla costa per rispetto dell’oasi marina. E’ stata notata sul luogo una coppia di foche e la zona é stata dichiarata protetta.

Doppiamo il capo dello Zenobito e puntiamo con rotta 210 gradi su Marciana. Spieghiamo le vele e spegniamo il motore. Il vento soffia ad una velocità superiore ai sette nodi ed avanziamo di bolina. La barca si inclina e l’andatura diventa divertente. Prima di partire abbiamo prosciugato, aiutandoci con due bottiglie di plastica, il vano motore dove era fuoriuscito oltre un litro e mezzo di gasolio. L’operazione é risultata molto opportuna, con la barca in bolina si sarebbe sparso in tutta la cabina, mentre ora la perdita di gasolio sembra contenuta ed il liquido arriva solo in un punto facilmente accessibile per essere pulito. Michele cucina un tegame di fagioli alla Terence Hill e col pane avanzato di ieri facciamo festa al piatto caldo consumato in navigazione.

Alle 14 il vento cala e dobbiamo riaccendere il motore. Il panorama nel canale é splendido riusciamo a distinguere Capraia, l’Elba, la costa italiana e la Corsica, a tratti spunta il sole e la temperatura é mite.

Montiamo il pilota automatico e ci regaliamo un poco di relax. La navigazione procede tranquilla, il vento sta rinforzando da nord-ovest. Spegniamo nuovamente il motore e proseguiamo a vela. Alle 17 siamo a Marciano Marina.

Il verricello dell’ancora non vuole mettersi a funzionare ed il posto che il comandante del porto ci aveva assegnato non può andarci bene. Ma non ci dispiace: calare l’ancora in un porto é sempre un’avventura, le catene si intrecciano ed al mattino recuperare la propria può diventare difficile.

Ci ormeggiamo verso il fondo del porto ben riparati dal vento a fianco di un’altra barca e ben presto se ne affiancano altre tre. Il porto é pieno, figuriamoci cosa può succedere qui in agosto.

Il tramonto é splendido e pieno di colori. Decidiamo di andare al ristorante anche questa sera, poi leggiamo un articolo, sull’inserto "Viaggi" di repubblica pubblicato oggi, che parla di ottimi ristoranti a Marciano Marina con prezzi modici di appena 90.000 lire a testa: cambiamo subito idea. Michele ci prepara delle linguine condite con un pesto che ci ha lasciato Bigazzi. La bontà del pesto ci fa essere buoni, cerchiamo di perdonarlo per gli inconvenienti che é riuscito a procurarci. Un’abbondante tazza di pesche al vino formano il dessert della serata. Facciamo ordine a bordo poi ci accingiamo a fare la solita passeggiata serale sul lungomare, o meglio sul lungo porto, perché la spiaggia di Marciano é interamente contenuta nell’imboccatura del porto.

la notte passa agitata. Il via vai di persone sul ponte per raggiungere le altre tre barche ormeggiate al nostro fianco é continuo: "Scusate se passiamo!", "Per carità, si figuri". Ma intanto il sonno appena iniziato é stato interrotto dal calpestio degli ultimi nottambuli che rientrano.

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