Venerdì 26 giugno 2002

Alle otto tutti faticano un poco a svegliarsi. I patiti del bagno si buttano in acqua. Terminate le operazioni della colazione partiamo. Spieghiamo le vele dopo aver doppiato il capo dell'isola.

Il cielo é leggermente coperto ed il sole si mostra a tratti.

Le previsioni danno vento forza quattro tendente a sei ed isolati temporali.

Cerchiamo di guadagnare più miglia possibili prima che il tempo peggiori, abbiamo un'onda lunga di prua e rolliamo leggermente. Andrea ha ricominciato a fotografare a mitraglia. Ecco cosa gli servono due macchine fotografiche: ad averne una sempre carica. Cambia i rullini come fossero i caricatori di una pistola.

Siamo tutti radunati a poppa ed il timore di incappare in un mare difficile di prua ci fa desiderare di arrivare al più presto alla meta invece di desiderare di protrarre il più a lungo possibile il piacere dell'ultima navigazione della vacanza.

Sono le undici ed abbiamo ancora davanti a noi, procedendo alla velocità attuale, più di sette ore di navigazione.

Il vento forza sei per fortuna non lo incontriamo, in compenso i temporali appaiono meno isolati del previsto.

Quando siamo a circa dieci miglia dalla costa un grande nuvolone si forma sulla nostra rotta.

I lampi si susseguono ad intervalli sempre più brevi, uno scroscio d'acqua piomba su di noi quando abbiamo già ridotto al minimo la velatura.

Francesco e Brunella si mettono a poppa per controllare la rotta, noi ci rannicchiamo sotto la cappotta della barca montata sopra il boccaporto. La pioggia continua a cadere per più di un'ora.

Brunella chiede a Francesco se ha bisogno per le manovre e, avuta una rassicurazione negativa, si stende sul ponte protetta dalla cerata sotto l'acqua. Chiude gli occhi e si immobilizza. Probabilmente é dotata di un congegno di autospegnimento istantaneo.

Alle 16,30 il temporale é finito Andrea avvista la costa e grida: "Terronia, Terronia!", nonostante che parte delle sue origini siano calabresi.

Giunti in porto ci prepariamo all'attracco guidati da un ormeggiatore che cerca di guadagnarsi la mancia. Meno male che Francesco risponde "si, si" ad ogni ordine che viene dal molo, ma poi fa quello che crede. Manovra perfetta, il Caracol si infila fra due barche senza neppure sfiorarle.

In dieci ritorniamo per la cena al Corsaro. Ci viene preparato un tavolo che occupa quasi l'intero locale e festeggiamo il nostro rientro assieme a Francesco e Brunella, finalmente seduti senza fare nulla per noi.

Rientriamo a bordo e mi butto sulla cuccetta. Il resto dell'equipaggio si attarda con un fitto cicaleccio sul ponte, che non mi impedisce di prendere sonno quasi istantaneamente.

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