Sabato 19 aprile 2003

Alle 7 sveglia. Prepariamo velocemente le valige e facciamo colazione in fretta. Splende un magnifico sole e vorremmo fare un breve giro nella parte alta della città. A tavola ci accorgiamo che ci sono due scuole di pensiero: valige dentro o valige fuori della stanza? Daniela sostiene di aver detto che le valige, al contrario di quanto abbiamo fatto a San Pietroburgo, dovevano essere messe fuori dalla stanza e non dentro. Siamo in troppi ad aver capito male. Ci vorrebbe la moviola per stabilire la verità. Ma per la moviola, dice Daniela, bisogna scommettere.

Qualcuno ieri sera ha vinto al casinò. Però se per giocare venivano accettati tranquillamente gli euro, l'incasso delle vincite avviene solo in corone. Adesso sta domandandosi come investire il piccolo capitale.

Usciamo dall'albergo e facciamo la passeggiata che abbiamo programmato. Per le strade non c'è nessuno tranne i fedeli che in fila attendono l'apertura della chiesa ortodossa, qualche ubriaco e gli spazzini. Uno di questi, una donna, seleziona l'immondizia che raccoglie e mette la parte commestibile in un sacchetto che infila in tasca. Speriamo che abbia degli animali da cortile da sfamare.

Rifaccio la maggior parte delle foto che ho scattato ieri e alle 8.30 siamo al pullman.

Obbedienti all'invito di Daniela di ruotare i posti, cerchiamo di prendere posto nella coda del pullman. Ma anche qui la maggior parte dei sedili sono occupati.

Fra di noi non solo c'è qualche ritardatario che vorrebbe il posto riservato nelle prime file, ma anche chi preferisce stare dietro. Pensiamo con ammirazione al miracolo quotidiano che compie Daniela nell'accontentare tutti.

Il pullman diretto a Riga, attraversa un quartiere di villette immerse in un bosco di pini rossi. La sosta per il pranzo é prevista a Parnu, città termale risalente all'undicesimo secolo, dove arriviamo alle 10.30.

Alla vista della città, piccola ed apparentemente di scarso interesse, gli occupanti del pullman provano a ribellarsi: "Cosa facciamo qui? Andiamo subito a Riga!". "Volentieri, replica serafica Daniela, basta che mi troviate 44 firme di persone che desiderano saltare il pasto".

Passeggiamo per le strade della città. Giunti davanti alla Chiesa di santa Caterina fatta costruire da Caterina II cerchiamo di entrare nel tempio ortodosso.

E' in corso una cerimonia. Il sacerdote conscio che sarebbe stato più difficile fermarci, adotta la tecnica di deviare il corso del torrente e ci fa cenno di entrare e disporci ai lati della chiesa.

Poco dopo l'ingresso, due giovanottoni biondi con i capelli rasati a spazzola se ne stanno il piedi con una candela in mano. Il sacerdote si avvicina e comincia, con un pennellino intinto d'olio, a tracciare delle croci sulla bocca, sulle orecchie, sul petto, sui polsi e, fatte togliere scarpe e calze, sui piedi. Poi li fa piegare sopra un bacile e con una brocca d'acqua bagna loro abbondantemente il capo. Arriva un secondo sacerdote più anziano, accompagnato da un personaggio, con una lunga barba ed un'incolta chioma bianca, vestito con una tunica che gli arriva ai piedi.

Anche questo secondo sacerdote comincia a spennellare i due giovani, poi, estratta una forbice, taglia a ciascuno quattro ciocche di capelli prendendole dai lati del capo a mo' di croce. Terminata l'operazione tutti assieme, presa una candela in mano, fanno una specie di girotondo attorno al tavolo con il bacile e poi si dirigono verso l'altare. Abbandoniamo silenziosi la cerimonia e continuiamo la nostra passeggiata per le vie della città e alle 11.30 riprendiamo il viaggio.

Alle 12.20 arriviamo alla frontiera con la Lettonia. Un'altra ragazza dagli occhi verdi, con una divisa dello stesso colore che le allarga a dismisura le spalle, ritira i passaporti di tutti. In attesa dei visti, cambiamo qualche euro nella moneta locale il lats. Ci troviamo in una dogana di campagna. Non passa anima viva e gli uffici sono deserti. Giovani impiegate aspettano invano il passaggio di improbabili clienti. Tre piccole regioni, che si sono dichiarate stati indipendenti, fra di loro hanno formato delle barriere simili a quelle del loro precedente padrone. L'unico scopo raggiunto é stato di mettere un bel timbro sul nostro passaporto. Forse lo giudicano un modo per dichiarare la loro esistenza. Arriviamo alla città di Salacgrîva, attraversata dal fiume Salaca e ci fermiamo a pranzare all'hotel Brize. Merluzzo fritto, patate lesse, insalata mista con mele, gelato con macedonia, tè e caffè.

Vicino all'albergo una chiesa costruita da poco. Rimarrà per noi un mistero il perché abbiamo costruito proprio lì una chiesa cattolica e l'abbiano dedicata a Santa Maria Goretti.

Partenza per Riga, che dista ancora cento chilometri, alle 14.45. L'arrivo é previsto per le 17.

Il nostro allampanato autista, in camicia a maniche corte e cravatta, guida con molta prudenza ed é estremamente ligio ai divieti. Rispetta con cura i limiti di velocità percorrendo rettilinee strade deserte ove é raro incrociare un altro veicolo. A tratti sulla nostra destra si vede il mare ed ogni tanto incontriamo piccoli paesini di casette unifamiliari.

Man mano che ci avviciniamo alla capitale il traffico aumenta. Stiamo percorrendo la Savcraste, la costa del sole, luogo di vacanza estiva.

Riga sorge sulla riva orientale del fiume Dvina. Dopo un breve giro orientativo in pullman scendiamo ed entriamo in Alberta iela che fa parte del quartiere dove si trovano palazzi di stile liberty. Di proprietà ebraica, sono stati confiscati dai russi e gli occupanti deportati. Non potendo ora restituire i palazzi ai proprietari di un tempo, diventano di proprietà statale e gli occupanti attuali sfrattati. L'operazione non avviene senza difficoltà. Veniamo fermati da uno degli abitanti di origine russa, che riconoscendoci come stranieri, protesta l'ingiustizia dell'attuale situazione. Mentre la guida lettone sostiene esattamente il contrario e non vede l'ora che, buttati fuori tutti gli abitanti russi, il quartiere venga tutto ristrutturato.

Di nuovo in pullman, scendiamo alla fine dell'Akmens Tilts, il ponte centrale dei tre che attraversano il fiume ed entriamo nella piazza del vecchio municipio, distrutto per errore durante la guerra. Al suo posto i russi hanno costruito un orribile edificio scuro "che presto verrà sostituito da uno diverso" si affanna a dirci Tatiana.

Ci soffermiamo davanti alle case delle teste nere, quindi ci dirigiamo alla basilica di San Pietro la cui guglia in legno rivestita di rame svetta sulla città.

Un passaggio attraverso Konventa Sèta, ex convento femminile oggi trasformato in un albergo, poi davanti alla casa dove abitò Richard Wagner. Percorriamo le strade ammirando i palazzi delle diverse gilde ed eccoci davanti alla cattedrale. Le persone più disparate sostano sulla piazza. A parte quarantaquattro turisti italiani, arrivano nerboruti giovanotti vestiti di cuoio a cavallo di grosse Harley Davidson che emettono un fracasso assordante.

Giovani ragazze gironzolano avanti ed indietro senza una meta apparente. Una di queste sembra una giovane mamma perché ha in mano un palloncino giallo. Quando arriviamo é vicino ad un dondolo formato da un grosso tronco sospeso. Sopra non c'è nessun bambino a cui possa dare il palloncino. Comincia a gironzolarci attorno e sembra voler trovare fra noi il bimbo che cerca.

Proseguiamo la visita dirigendoci al quartiere svedese che si trova fuori dalle vecchie mura. La caserma é stata ristrutturata e ospita una serie di negozi ed uffici.

Passiamo attraverso la porta detta appunto degli svedesi e raggiungiamo il palazzo del parlamento lettone che si trova di fianco alla chiesa di San Giacomo, di rito cattolico con un'altissima torre. Dalla strada che costeggia la facciata, vediamo di fronte i tre fratelli.

Tre edifici posti uno a fianco all'altro costruiti in tre diversi secoli a partire dal 1500.

Uno sguardo al castello, residenza del presidente e dietro, sul fiume davanti ad un meraviglioso tramonto, ci aspetta il pullman per portarci in albergo.

L'Hotel Riga, centrale e comodo per passeggiare in centro, é un po' demodè ed ha bisogno di essere ristrutturato. Il riscaldamento in alcune camere non funziona. Al nostro arrivo il termometro segna 17 gradi. Prima di riuscire a lamentarci ci portano un radiatore elettrico.

Il televisore é un modello antiquato e non c'è il telecomando. In compenso la cena é buona: pasta fredda speziata, filetto con patate, un'insalata mista e macedonia di frutta con gelato.

Facciamo una passeggiata per vedere la città di notte ed arriviamo alla cattedrale di san Giacomo. E' aperta per la veglia pasquale ma qui non verrà celebrata la funzione a mezzanotte. Passiamo davanti alla cattedrale e vediamo le luci accese al suo interno. Entriamo e ci fermiamo alcuni minuti. Il grande organo posto sopra l'ingresso é in restauro e un ponteggio in legno lo nasconde in parte. Per tornare in albergo scegliamo la via sbagliata. Davanti ad alcuni bar dei ragazzi stanno bevendo birra per passare ubriachi il sabato sera.

Guardiamo la vetrina di un negozio di antiquariato e sento un disgustoso odore di pollo bruciato. All'inizio non capisco da dove provenga ma poi mi accorgo che il pollo sono io!

Un ragazzo ha infilato una sigaretta accesa nel cappuccio del mio piumone poi, non contento, mi precede e mi dileggia imitando il frettoloso movimento che ho fatto per togliermi di dosso l'indumento temendo di andare a fuoco. Il danno ormai é fatto ma per fortuna si é bucato solo l'interno del cappuccio e con una toppa tornerà tutto quasi nuovo.

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