Venerdì 7 settembre 2007

L'Armenia é una meta lontana nello spazio e nel tempo. Ci riporta ai tempi di Noè ed alle origini del Cristianesimo. L'Opera Romana Pellegrinaggi, che ha organizzato il pellegrinaggio che abbiamo scelto di fare, per farci assaporare meglio la sensazione di questa lontananza, ha organizzato un avanzamento a zigzag. Per arrivare alla nostra meta siamo atterrati all'aeroporto di Mosca ed alle 23,35 parte per Yerevan l'ultimo aereo della notte. Io e mia moglie Elisabetta ci siamo alzati alle 4,30 per prendere l'aereo che alle sette parte per Roma, alle 13,15 un secondo aereo è decollato da Fiumicino ed il nostro arrivo nella capitale armena è previsto per le 3,30 del mattino dopo 20 ore senza sonno. Temo che alla fine le ore saranno molte di più: dobbiamo ottenere il visto di ingresso, passare il controllo dei passaporti, ritirare i bagagli, raggiungere l'hotel Ararat, prendere la chiave della stanza e domani mattina il tour inizia alle 10. Ma con mia grande sorpresa riusciamo a fare tutto in meno di un'ora e mezza ed alle cinque del mattino spegniamo le luci.


Sabato 8 settembre 2007

Alle 8,30, dopo poco più di tre ore di sonno, suona la sveglia. Ci vestiamo in fretta e raggiungiamo la stanza di don Giancarlo per la Messa: è la prima volta che assisto ad una Messa da camera. L'Hotel Ararat, che la guida della Lonely Planet definisce come uno dei migliori alberghi della città nell'ultima edizione del 2004, sembra un poco decaduto. Probabilmente la gestione è stata data ad una società diversa dalla proprietà ed ognuno cerca di trarre il massimo profitto senza investire. Nelle sale a piano terra, pur rimanendo collegate all'albergo, c'è l'esposizione della concessionaria della BMV. Per sedersi rimangono due divani nell'ingresso ed altri divani in un cortile interno coperto. Ma qui, appena ti siedi, arriva il cameriere che chiede cosa vuoi consumare. Le stanze sono ampie. La manutenzione degli impianti lascia a desiderare ed i condizionatori raffreddano a fatica gli ambienti emettendo un fastidioso ronzio. Ci accompagna Viktorya, la nostra guida, ci conduce Karén, l'autista. La prima visita è al museo Erebuni, costruito nel 1968 alla base della piccola altura dove si trova l'antica fortezza omonima, nucleo originario della vecchia città posta nella periferia sud est dell'attuale capitale. Nel museo, una costruzione quadrata rossa, sono raccolti i reperti recuperati negli scavi archeologici eseguiti dopo che un agricoltore (nel 1959) aveva trovato, scavando nel suo campo, una tavoletta in pietra con iscrizioni cuneiformi: "ARGHISHTI I° re di URARTU ha costruito questa magnifica fortezza (nell'anno 782 A.C.) come residenza per KHALDI, il Signore, per la gloria dei paesi Biayni e l'orrore dei nemici". Dopo aver visitato la terrazza interna della costruzione, senza finestre e con un'apertura centrale sul soffitto, retto da quattro colonne in legno. La costruzione ricorda la struttura di molte chiese e case antiche. Serviva per proteggersi sia dal caldo sia dal freddo della regione che ha una forte escursione termica, raggiungiamo in pullman la sommità della collina dove è stata in parte ricostruita la fortezza e da cui si gode uno scorcio sulla città.

Verso sud intravediamo, alta nel cielo, la cima imbiancata del monte Ararat.

Torniamo in centro per visitare in piazza Repubblica il museo statale di storia armena. Le sale poste al primo piano dopo una serie di riproduzioni di antiche mappe dell'Armenia, contengono ricchi manufatti e veniamo attratti dalle forme pregevoli degli oggetti esposti: è proibito fare fotografie e

nel museo non troviamo l'onnipresente mercatino con la possibilità di acquistare un libro per un ricordo visivo degli oggetti. Al piano inferiore è appesa alle pareti una serie di tappeti, con una simbologia nei disegni geometrici di carattere religioso (il melograno è il simbolo armeno che rappresenta l'amicizia). Nelle teche sono conservati gioielli e manufatti. Prima di scendere, facciamo una rapida visita alle altre sale che contengono vestiti ed armi. Alle 13,30 raggiungiamo il ristorante Old Erivan per il pranzo. La maggior parte di noi è stanca e soffre per la mancanza di sonno. Anziché proseguire con il programma previsto, don Giancarlo decide di rimandare le visite rimaste ad un altro momento e ci lascia liberi di tornare in albergo per qualche ora di sonno. L'appuntamento è per le 18,30 per andare a teatro. Erminia ha un problema: non riesce a far funzionare la serratura a combinazione della propria valigia. Assieme a Paolo andiamo a vedere se è possibile ovviare all'inconveniente. I tentativi di aprire la serratura provando le possibili combinazioni, si rivelano vani. Non resta che scassinarla. Erminia chiede alla cameriera un attrezzo e questa arriva con un grosso paio di pinze. Dato che non riusciamo a farle capire quale attrezzo vorremmo, seguo la donna sino all'armadio degli attrezzi. In mezzo ad una confusione di rubinetti rotti, viti e chiodi usati, trovo due cacciaviti e con uno di questi riesco a sganciare gli occhielli bloccati della zip. Contento ritorno in camera, dimenticandomi di prendere lo zainetto che avevo con me ed avevo appoggiato sul pavimento. Erminia, gentilissima, mi cerca e chiede alla reception di potermi chiamare: "Devo avvertire quel signore che ha lasciato lo zainetto nella mia camera". Lo sguardo che l'impiegato le rivolge in risposta, le fa capire che la situazione che ha descritto è stata equivocata. Alle 18,30 partiamo diretti al teatro nazionale Spendiarian dell'opera e dell'accademia nazionale del balletto per assistere ad un melodramma in lingua armena. La trama è da copione: un amore con un presagio di sventura, un diverbio fra il fratello e l'innamorato, l'uccisione dell'amato e la morte suicida della protagonista. Lo spettacolo è bello, gli artisti numerosi ed il teatro costruito nel 1934 è magnifico. Alle 22,15 usciamo da teatro e ceniamo al ristorante cilician Aias. Alle 23,30 rientriamo in albergo dopo una giornata calda ma in parte ristoratrice.

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