Martedì 20 agosto 2002. Strasburgo-Lussemburgo-Bruxelles, km. 437

Alle 7,30 si accende la televisione: é la sveglia. Alle 8 dobbiamo essere nella stessa sala di ieri sera per la colazione. Arriviamo con dieci minuti di anticipo convinti di essere i primi. Non solo la maggior parte di noi é già seduta ai tavoli, un secondo gruppo di turisti tedeschi, molto più numeroso ha preso posizione ed ha spazzolato ogni cosa.

Le nostre abitudini alimentari non ci consentono, tranne ad Adriano, di ingurgitare più di una brioche accompagnata al massimo da un pezzo di torta. Prepariamo un panino con una fetta di prosciutto cotto nel caso ci venisse fame durante il viaggio.

"Bianca fallo anche tu" esorta la Betta mentre ci alziamo da tavola per rientrare in camera a preparare i bagagli. L'operazione viene notata dai camerieri e la capo sala si avvicina: "E' vietato portarsi via il mangiare!"

Capisco che una sala colazione non é un supermercato, ma non abbiamo fatto la spesa, abbiamo solo preparato un piccolo panino e rispetto a quello che altri hanno ingurgitato é nulla. Comunque la regola é ferrea: se vuoi portare qualche cosa fuori dalla sala deve essere nello stomaco oppure la devi pagare. Provvediamo a saldare l'extra sotto lo sguardo soddisfatto di chi non ha osato fare altrettanto.

Pronti alle 8,30 nella hall. All'ordine di Teresa ci spostiamo all'esterno tutti assieme e portiamo i bagagli al pullman. Silvano li esamina poi comincia a sceglierli per accatastarli nella stiva del pullman. L'operazione richiede più di quindici minuti mentre ognuno si attarda a controllare che la propria valigia venga caricata.

Forse la stessa operazione si poteva fare senza il raduno in parata ed il trasferimento in gruppo all'esterno. Fatta alla spicciolata sarebbe stata meno spettacolare, ma avrebbe richiesto meno tempo.

Attraversiamo tutta la città per andare al parcheggio, imbarchiamo la guida e attraversiamo di nuovo tutta la città ripassando davanti all'albergo.

La nostra guida é giovane e carina, di madre lingua tedesca, parla spagnolo italiano e francese ma é un po' incerta. Ogni tanto italianizza termini di altre lingue e si confonde.

La città, fondata nel 52 a.c. dai Romani, é diventata francese solo a partire dal 1571. Nel 1870 in seguito alla guerra franco prussiana torna di nuovo tedesca sino al termine della prima guerra mondiale, quindi subisce dal 1940 al 1944 l'occupazione tedesca. Il suo nome significa città delle strade, capitale dell'Alsazia é situata al centro di un'importante zona di produzione di vini bianchi.

Lungo il fiume Ill che costeggia il centro si trovano la riva dei battellieri e la riva dei pescatori. La città aveva il monopolio dei trasporti nel medio evo e le due corporazioni erano potenti. La chiesa dei pescatori in stile gotico, che vediamo di fronte a noi posta fra due rami del fiume, é stata distrutta ed é stata ricostruita uguale in arenaria rosa, la pietra locale, nel 1880.

Ci dirigiamo a destra inoltrandoci nel quartiere tedesco edificato a partire dal 1870, passiamo di fronte all'università dove ha studiato per un anno Johann Wolfgang Goethe ed arriviamo al parco dell'Orangerie dove si trova un allevamento di cicogne. L'uccello é il simbolo dell'Alsazia e qui viene tenuto libero. Tutt'attorno si vedono alcuni esemplari appollaiati sui tetti o sui comignoli.

A fianco del parco si trova il palazzo, costruito nel 1976, sede del Consiglio d'Europa, fondato nel 1949 da Winston Churchill con quaranta stati membri per sottolineare la riconciliazione franco tedesca. Subito dopo il Palazzo dei Diritti dell'Uomo e lungo l'Ill quello del Parlamento Europeo.

I deputati si riuniscono qui quattro giorni al mese, le altre sessioni si svolgono a Bruxelles.

Il pullman ci lascia vicino alla Petite France, un quartiere formato da una serie di isolotti, davanti alle vecchie chiuse che regolavano il deflusso delle acque.

Anticamente fuori della città, vi lavoravano i conciatori delle pelli e i mugnai.

Molte delle case sono state edificate con le pareti a graticcio, che hanno la struttura portante in legno di abete visibile dall'esterno.

La grande afa di ieri sera ha preannunciato l'arrivo di una perturbazione, il cielo si va man mano coprendo e cadono le prime gocce.

In lontananza si vedono nuvoloni grigi, compatti, attraversati da enormi lampi.

Entriamo nella cattedrale di Notre-Dame. Imponente edificio in stile gotico fiammeggiante, elaborato da maestranze borgognone e da artisti già attivi a Chartres in pietra arenaria rosa. Le vetrate di destra sono state dipinte nel 1200 e raffigurano episodi della bibbia, quelle di sinistra sono del 1300 e raffigurano gli imperatori dell'impero romano germanico. L'abside é stata distrutta durante la guerra (l'edificio ha subito notevoli danni sia nel 1870 sia durante l'ultima guerra), al centro si trova una vetrata raffigurante la madonna fatta nel 1976 e regalata alla città dalla comunità europea. Nella parte alta é riconoscibile il motivo della bandiera europea.

Curioso, a destra dell'altare, un orologio astronomico che segna l'anno, i giorni della settimana, le fasi lunari ed i segni zodiacali. Adriano, che é un esperto di orologi, appena l'ha visto si é precipitato ad osservarlo da vicino. Quando si é voltato non ci ha più trovato perché nel frattempo il gruppo si era mosso girando dalla parte opposta della chiesa, nascondendosi al suo sguardo.

Ci ha cercato invano, é uscito, ha girato attorno alla chiesa, si é messo ad aspettarci al punto di ritrovo. Giunti a nostra volta davanti all'orologio, Bianca si accorge che Adriano non c'é e comincia a cercarlo.

Non lo vede, continua ad allontanarsi dal gruppo per cercarlo e si agita.

Una signora la nota comincia a preoccuparsi: "Cerca un bambino?" mi domanda, "no, suo marito", "ma allora!...." esclama più sollevata.

Mi rimane il dubbio di che cosa volesse intendere: che un marito non si possa perdere oppure che si possa perdere senza rimpianti.

"Dai andiamo a cercarlo!" mi sollecita Bianca. "No, tu stai qui e lo cerco io, che faccio prima se non devo tenere d'occhio anche te e Betta". Infatti poco dopo lo ritrovo davanti alla cattedrale, ritorniamo dove ho lasciato le signore e Bianca non c'é. Non ha resistito ed invece di aspettare é andata di nuovo a cercarlo e così continuiamo a rincorrerci come in un gioco. Quando finalmente gli sposi si incontrano iniziano una diatriba per stabilire di chi sia la colpa. Siamo buffi, invece di fare in modo che una cosa spiacevole non si ripeta, cerchiamo il colpevole convinti che così solamente lui, la prossima volta, dovrà stare più attento.

Abbiamo ancora venti minuti prima dell'appuntamento per la partenza e Bianca vuole un caffé ma dobbiamo anche passare in bagno: saliti in pullman per due ore non ci si ferma più. Cerchiamo un bar che ne abbia uno.

"C'é la toilette?" chiediamo in un locale e ci viene indicato dove trovare i bagni pubblici. "Ma in questo locale, insistiamo, c'é la toilette?", "Solo se consumate!". Benissimo, ma non avremmo voluto consumare e trovarci senza bagno.

Le opposte diffidenze ci portano ad avere un cattivo rapporto col cameriere che ci guarda di traverso per tutto il tempo, forse teme che non solo useremo il bagno ma che ce ne andremo senza pagare il conto. Intanto una decina di persone entra alla spicciolata nel locale, si serve dei bagni e se ne va. Capiamo così da cosa derivi l'atteggiamento diffidente del cameriere e come si possa, usando disinvoltura e sfrontatezza, ottenere quasi sempre ogni cosa.

All'ora fissata per l'appuntamento in piazza non troviamo il gruppo. Teresa é in ritardo e i nostri compagni sono sparpagliati qua e là. Solo al suo arrivo pian piano ci ricomponiamo e la conta delle pecorelle risulta lunga e difficoltosa. Il sergente decide di dividere il plotone in squadre e di nominare per ciascuna un capo responsabile che le faccia rapporto prima di ogni partenza. Al mio ritorno chiederò che questa settimana in pullman venga conteggiata, ai fini pensionistici, come un periodo equivalente di servizio militare.

Finita la conta parte come un bersagliere, e prosegue a passo di carica, incurante di controllare che tutti la seguano. La comitiva viene tagliata in due da un semaforo rosso mentre la nostra guida sparisce. Panico! Ci contiamo: siamo almeno 15 tagliati fuori. Ci aspetteranno siamo troppi per essere abbandonati!

Ma di venirci a cercare tornando sui propri passi neanche a parlarne. D'altra parte si trattava dell'addestramento riguardante l'orientamento e la ricerca del mezzo corazzato.

Partenza con direzione Lussemburgo. Passate due ore, sosta in una stazione di servizio per il secondo pranzo libero del viaggio. Questa volta alla libertà di fare o meno il pranzo al self-service si aggiunge la presenza di un secondo locale dove é possibile acquistare pizza, panini e brioches.

Fissando le soste nelle stazioni di servizio per spezzare il viaggio in più tappe, si tiene il gregge unito. Nessuna pecorella é tentata di andarsene a girovagare correndo il rischio di perdersi. La nostra Teresa pensa a noi ed al nostro bene come una mamma troppo premurosa.

Oggi il condizionamento del pullman funziona un po' meglio. I soffioni gelati sono meno intensi. "Grazie Silvano, cosa hai fatto all'impianto?" "Ho trafficato un poco sulle regolazioni del computer" " Ma cosa aveva?" "Era ancora regolato sui parametri del viaggio fatto in Spagna con un caldo torrido".

Entriamo nella stato del Lussemburgo. 2.586 kmq. 398.000 abitanti, il più piccolo stato dell'Europa. La sua storia é fatta di resistenze ed invasioni, punto strategico per il passaggio dal mare del nord al mediterraneo. La città é costruita su un altura naturale difesa da tre lati da ripide pareti. Paradiso fiscale nei secoli, sede di numerose banche e società finanziarie.

Alle 15,15 il pullman ci sbarca davanti al centro storico. Teresa parte a spron battuto seguita da tutti noi, si inerpica per una strada poi gira a destra e... chiede informazioni ad un passante.

Brutto segno... il sergente si é perso! La nostra fiducia vacilla. Prosegue e chiede altre informazioni. Giriamo ancora a destra ed entriamo nella piazza principale. Ci accorgiamo di aver fatto un giro vizioso. Si scusa, sono parecchi anni che manca dal Lussemburgo. Ci dà appuntamento al pullman fra tre quarti d'ora e chi vuole può seguirla per una visita "non guidata" all'interno della chiesa di Notre Dame. Parte di nuovo in picchiata, passa davanti alla facciata di una chiesa che a noi sembra quella della cattedrale, anche se é misera e spoglia, e prosegue oltre. Giriamo attorno alle guglie della chiesa cercando l'ingresso laterale, che troviamo al termine di una scalinata, proprio davanti al luogo dove il pullman ci ha lasciato.

Lontano da qui, nel Principato di Montecarlo ogni anno si svolge, in un circuito cittadino, il gran premio di formula uno, scopriamo che nel Granducato del Lussemburgo ogni settimana si svolge la gara podistica della Boscolo Tours. "Adesso che abbiamo fatto il giro di ricognizione, quanti ne dobbiamo fare per raggiungere il traguardo?" C'é chi suggerisce di darci, la prossima volta, delle biciclette in modo da poter fare più giri in meno tempo!

L'interno della chiesa é spoglio e tutto sembra rifatto in tempi recenti, come la maggior parte dei palazzi del centro, che ospitano a piano terra bellissimi negozi molto ben forniti per la gioia degli occhi delle signore.

Complessivamente il posto si rivela una delusione, ma non capiamo se l'impressione derivi dal poco tempo che ci é stato concesso o dalla mancanza di una vera e propria attrattiva.

Ripartiamo puntuali. Nessuno si é attardato anche solo per scattare un'ultima fotografia. "Volete vedere il palazzo ducale? Ho una cartolina!" Esclama una signora dal fondo del pullman. Ottima idea, per il prossimo tour proporremo alla Boscolo di preparare una serie di fotografie dei principali monumenti da mostrare sui monitor del pullman senza neanche fermarci, tranne che nelle aree di servizio.

Arriviamo alla periferia di Bruxelles (600.000 abitanti) alle 18,30. I nuvoloni riversano su di noi una pioggia insistente ed il cielo é sempre più scuro. Meno male che il tour delle città previsto per questa sera si svolgerà per la maggior parte in pullman.

La distribuzione delle chiavi avviene in ordine alfabetico e siamo fra i primi a ricevere la nostra. Nell'albergo ci sono solo due ascensori non molto capienti e per evitare una lunga coda saliamo in camera senza aspettare i nostri amici. Poco dopo torno nella hall per chiedere un rasoio perché il mio non lo trovo più. Davanti al bancone c'é Teresa con in mano una chiave e sta domandandosi: "Ma dove sono i Pezzini? In questo albergo succedono sempre dei disguidi." Infatti alcune delle chiavi magnetiche non aprono e molte persone si affannano davanti alle porte in vani tentativi. "Avranno preparato due chiavi!" sentenzia Teresa "Vada a vedere in camera".

Senza riflettere mi precipito all'ascensore per salire e controllare. Solo quando arrivo davanti alla porta mi viene in mente che sarebbe stato possibile fare più comodamente il medesimo controllo per telefono, ma i sergenti, si sa, ordinano non fanno.

Torno al bureau e domando a Teresa se li ha trovati. "Non ho tempo di occuparmi dei suoi amici!". Eppure ha chiesto lei di aiutarla a cercarli. Evidentemente preoccupata non mi ha riconosciuto, perché continua a parlare al telefono e chiede: "Signori Pezzini in che camera siete?". Li ha chiamati lei, dovrebbe sapere quale numero ha fatto!

Ha consegnato a loro la chiave della stanza assegnata ad un'altra coppia che ha un cognome quasi uguale e che sta protestando perché rivuole la sua camera. Questa si rivelerà la camera del mistero. Bianca trova nascosto dietro il mobile della televisione un intero guardaroba che non può essere stato solamente dimenticato.

Alle 20 saliamo in pullman e Silvano ci porta in centro diretti al ristorante che raggiungiamo con una breve passeggiata. Si trova di fianco alla piazza principale. Si tratta di un locale misero che ha il pregio di avere ai piani superiori delle sale da riservare ai gruppi e si é specializzato nella fornitura di piatti surgelati da riscaldare al forno. Quella che ci viene propinata come cena tipica belga ci sembra un piatto tipico da ristorante per turisti. Insalata condita con una salsa biancastra e merluzzo impanato ricoperto di formaggio fuso. Una gauffre con gelato come dessert.

Terminata la cena, Teresa ci porta a vedere la fontana con la statua di Manneken-Pis, un putto in bronzo ritratto nell'atto di fare pipì. Proseguiamo e ci fermiamo davanti ad una nuova e diversa fontana inaugurata nel 1985 e così fughiamo ogni possibile dubbio: anche le bimbe la fanno, diversamente, ma la fanno. Abbandonato questo fulgido esempio di parità fra i sessi, visitiamo una galleria al cui centro si trova la confetteria dove affermano sia stata inventata la cioccolata. Passiamo per una serie di stradine su cui si aprono tanti piccoli ristoranti. La visita a piedi avviene, come al solito, quasi di corsa. Teresa parte a capofitto e non si ferma nemmeno davanti ad un attraversamento pedonale con il semaforo rosso. "Vogliamo aspettare gli altri?" le grido. Attende alcuni istanti, ammette che ho ragione, poi prosegue imperterrita a tirare il gruppo come un maratoneta. "Rifarò certamente un viaggio in pullman, ma la prossima volta non lo sceglierò express!" esclama un componente del gruppo dietro di me.

Ci fermiamo ad ammirare lo spettacolo dell'illuminazione dell'Hotel de Ville. Molto bello e meno lungo di quello di ieri. Ritorniamo al pullman ed iniziamo un lungo giro notturno della città. Particolarmente suggestiva la vista dell'atomium, una grande raffigurazione dell'atomo del ferro, costruito in occasione della esposizione universale del 1958. Alle 24 rientriamo in albergo stanchi per la lunga ed impegnativa giornata. Per domani le previsioni del tempo non sono buone. Su di noi insiste una zona di bassa pressione. Mentre eravamo a cena un grosso acquazzone si é abbattuto sulla città, dopo ha continuato a piovigginare per tutta la sera.

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